DANIELLE FRICKE – Moon
(Porch Light, 2015)*
La voce di Danielle Fricke aveva incantato già due anni fa, nel contesto dream-pop degli Snow Mantled Love: adesso la cantante e artista visuale canadese, ma da tempo di stanza a Londra, si affaccia al debutto solista con un lavoro che fin dal titolo suggerisce atmosfere notturne, di celestiale grazia femminea.
“Moon” riassume in undici tracce la composita personalità artistica della Fricke, che dimostra ampiamente di non essere soltanto una voce suadente ed eterea, che si presta alla perfezione a contesti sognanti, ma anche autrice in grado di definire canzoni compiute, dotandole di contorni elettro-acustici che ne rivelano l’interesse per la ricerca di atmosfere visionarie e sospese.
Lo si comprende fin dalle decompressioni di “Tenterhooks”, che aprono il lavoro all’insegna delle soffici coltri di un’ambience spazzata da fredde correnti sintetiche; conferma se ne ha poi nel corso di “Moon” che, facendo fede al suo titolo, accanto a un profilo romantico e contemplativo presenta anche una faccia oscura, incarnata da marcate linee di synth, pulsazioni inquiete e loop lievemente distorti, che ammantano brani quali “Yours Till The Ocean” e “Maisy”, inducendo persino la dolce voce della Fricke ad assumere accenti moderatamente drammatici nella palpitante “The Well”.
Non meno immediatamente impressionante, né affatto scontata, è la prevalente parte sognante di “Moon”, nella quale la Fricke riversa carezze acustiche (nella title track e in “Grey”) e sospiri ammantati da dolci riverberi e timidi inserti di archi (“Heirloom”, “Mourning Dove”), che assumono anche le sembianze di vere e proprie canzoni avvolte da uno strato di rugiada notturna (“Dizzy”, “Cicadas”).
Il lavoro riesce così a coniugare, nei suoni e nelle atmosfere, la suadente eleganza di Anna-Lynne Williams e le spigolose ambientazioni in bassa fedeltà di Alicia Merz, rivelando la sfaccettata personalità artistica di Danielle Fricke, che ha evidentemente plasmato i suoi brani alla stregua delle sue creazioni materiali o fotografiche, come distillati di una forza espressiva gentile, capace di incanti niente affatto stucchevoli, avviluppati nel buio invernale illuminato soltanto dal diafano chiarore lunare.
*disco della settimana dal 30 novembre al 5 dicembre 2015