ALISE JOSTE – Hardships Are Ships
(I Love You Records, 2015)
Armonie pianistiche fluide e sognanti, presto solcate da una voce dal fascino etereo aprono “Hardships Are Ships”, secondo album di Alise Joste: si tratta di un biglietto da visita già esauriente e rappresentativo della songwriter lettone, il cui omonimo debutto risalente al 2011 ha trovato una distribuzione internazionale relativamente più ampio lo scorso anno. Fin dalla suadente dolcezza del brano iniziale “#27” si colgono le incantate ambientazioni nordiche che caratterizzano l’espressione dell’artista baltica, inscrivendola immediatamente nel nutrito novero delle cantautrici provenienti dal medesimo quadrante geografico.
Nel corso del lavoro, lo spettro espressivo della Joste si rivela tuttavia ampio e schiettamente personale, caratterizzato com’è dal timido understatement delle sue interpretazioni e da retaggi di una formazione che abbraccia classicismo e tradizione folk. Accanto al pianoforte, che in “Hardships Are Ships” recita un ruolo preponderante, compaiono infatti anche disadorni accordi di chitarra, che combinano calore acustico e rarefazioni di tempi e atmosfere (“Momentary Breakdown”, “Promise”), trovando quale unico complemento il misurato romanticismo di arrangiamenti d’archi (“Unavoidable Scenario”).
Si tratta delle medesime soluzioni che offrono respiro orchestrale al moderato lirismo della Joste in brani quali “Whatever May Come” e “All Hopes In Vain”, che alimentano le analogie con colleghe donne al piano, quali ad esempio Agnes Obel e Broken Twin. Ma più che la spontanea raffinatezza sognante delle sue canzoni, è una sommessa levità a caratterizzare l’espressione dell’artista lettone, declinata in un intimismo in punta di dita ma dai contorni sempre ben definiti, ovvero in passaggi nei quali le stesse timbriche pianistiche si fanno più impetuose e la timidezza interpretativa si inarca in estensioni dense di pathos (“Faint-Hearted Man”).
Retaggi classici e gusto per ambientazioni ovattate e sognanti convivono dunque in “Hardships Are Ships” con una classe discreta che, dal freddo del Baltico, rinnova la magia di canzoni in penombra e di una voce femminile diafana ma densa di spontaneo calore umano.