DEAD MELODIES – Subtle Imperfections
(Sparkwood, 2016)
Dalle premesse legate a evanescenti dinamiche tra ambient e post-rock alle frequenze astratte del recente Ep “Slowwave Perception”, la personalità di Tom Moore, alias Dead Melodies, si evolve senza sosta, applicando un approccio estremamente composito ad ambientazioni sonore dense e tenebrose.
“Subtle Imperfections” ne amplifica confini e contaminazioni di linguaggi, in otto tracce che sul comune denominatore di texture ambientali dominate da saturazioni crepitanti e popolate a tratti fremiti rumorosi presentano un ventaglio di innesti acustici, ritmici e armonici.
Il lavoro descrive una sorta di arco, delimitato dall’iniziale “For A Wonder…” e dal suo conclusivo “Reprise”, come una discesa in profondità claustrofobiche e una successiva risalita, non a riveder le baluginanti stelle incarnate dai morbidi arpeggi acustici del brano d’apertura, ma una notte vellutata, ricamata da pulsazioni che delineano un trip-hop scarnificato, scandito da eterei frammenti vocali.
Nel mezzo, aleggiano ottundenti paesaggi dark-ambient (“It’s Too Late”, “Lake”) e soffi di satura solennità (“Hidden Seeken”, “Indigo Requiem”), comunque temperati da comparse armoniche e loop in bassa fedeltà.
È come se in “Subtle Imperfections” le dinamiche compositive di Moore abbiano completato un processo di trasformazione che, dalle premesse, hanno condotto l’artista inglese a definire una pluralità di sviluppi possibili per il suo paradigma ambientale, culminanti nelle scheletriche armonie pianistiche affioranti sull’oscurità crepitante di “Glimmers In The Darkness” e nei battiti che solcano il moto ciclico dei nastri lo-fi di “You & Me Are Ghosts”. Dallo spazio infinito del lavoro precedente, Moore muove dunque alla ricerca di circuiti e fragili stille sonore di un universo in miniatura, densamente popolato da una sequenza di momenti sonori intesi a travalicare la semplice definizione ambientale.