MATHEW ROTH – Written & Unsent
(Fluttery, 2016)
Il debutto “Immersion” (2015) aveva segnalato Mathew Roth tra i più originali interpreti del minimalismo pianistico; merito senz’altro dei suoi trascorsi di batterista, ma soprattutto di un approccio non convenzionale allo strumento, del quale, senza particolari artifici di “preparazione”, venivano colti gli aspetti più dinamici, sincronicamente a quelli di naturalezza armonica. Il discorso intrapreso in quel lavoro trova immediata continuazione nel mini “Written & Unsent”: sei brani al tempo stesso spogli e “pieni” dal punto di vista della resa sonora, interamente incentrati sul pianoforte, a differenza di quelli del lavoro precedente, nei quali comparivano significativi arrangiamenti di violino e violoncello.
Il pianoforte è pienamente autosufficiente nelle composizioni di “Written & Unsent”, che su una tela di iniziale minimalismo pennellano filigrane armoniche e progressioni a tratti persino impetuose, che incarnano la sensibilità ritmica dell’’artista newyorkese. Prova immediata se ne ricava dalle delicate variazioni di tempi e intensità dell’incipit “An Outline Of Rain”, alle quali fanno da contrappunto le placide contemplazioni di “This Delicate Entanglement” e “Steeped As If Silence Were Water”.
In tutti i brani si percepiscono tuttavia palpiti vitali, che rifiniscono di dinamiche via via più travolgenti un’ambience risuonante, i cui spiccati tratti immaginifici si esplicano al meglio su tempi più lunghi, che consento a Roth di dispiegare appieno la propria sensibilità compositiva (“Step” su tutti). È la strabiliante pienezza espressiva del pianoforte l’essenza di “Written & Unsent”, nuova, cristallina prova della lucidità di un approccio al neoclassicismo peculiare e sempre più convincente.