ANDREW TUTTLE – Fantasy League
(Someone Good, 2016)
La realtà virtuale, il contatto sociale attraverso i mezzi informatici e l’alienazione che ne deriva rappresentano i vari momenti del gioco “Fantasy League”, al quale Andrew Tuttle (Anonymeye) ha fatto aderire le sue ultime avventure elettro-acustiche.
L’oggetto dal quale ha tratto le mosse l’ispirazione dell’artista australiano e la trama di momenti ed emozioni disconnesse suscitate dal gioco ripresa dai titoli degli undici brani del lavoro collimano alla perfezione con il puzzle di suoni di natura eterogenea che li popolano.
Banjo e chitarra acustica da un lato, suoni di sintesi dall’altro sono i protagonisti di “Fantasy League”, miscelati in una varietà di combinazioni che, non senza un pizzico di ironia, suggeriscono sensazioni senz’altro poco romantiche ma decisamente molto verosimili, basti pensare al modo straniante in cui è reso il binomio “Forgotten Username” e “Forgotten Password”.
Tutto è obliquo e surreale lungo i tre quarti d’ora del lavoro, che pure non mancano di stabilire una connessione tra scheletriche armonie acustiche schegge irregolari di rumore prodotto dalle macchine, fornendo una fedele testimonianza di allucinata post-modernità tra analogico e digitale.
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