AMUTE – Bending Time In Waves
(Humpty Dumpty, 2016)
A inizio degli anni Duemila, ai tempi dell’acme del post-rock canadese, Jérome Deuson aveva affermato il suo progetto Amute come una delle esperienze più eterodosse di quella temperie espressiva. Al suo agire compositivo non lineare, straniante e spesso spigoloso erano seguite numerose trasformazioni, fino alla scelta di Deuson di concentrarsi sugli aspetti di “live electronics” della propria musica.
Attraverso percorsi appunto accidentati, Deuson è giunto al suo sesto disco, nel quale riprende alcuni dei tanti discorsi intrapresi e lasciati aperti in oltre un decennio di varia attività. In coerenza con le passate esperienza di Amute, gli otto brani di “Bending Time in Waves” paiono usciti da un acceleratore di particelle, dal quale sono proiettati verso il cosmo infinito una pluralità di segnali deliberatamente confusi.
Da tale densa materia affiorano, prendendo il sopravvento, elementi di volta in volta eterogenei, tutti comunque sotto il segno della destrutturazione: schegge acustiche e dinamiche post-rock, prominenti riverberi chitarristici e (soprattutto) strati elettronici abrasivi rendono sulfuree le atmosfere di “Bending Time in Waves”, visioni claustrofobiche di un’allucinata decadenza post-industriale.
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