enrico_coniglio_astrura_soleraENRICO CONIGLIO – Astrùra + Solèra
(13 / Silentes, 2016)

Quando si tratta di soundscaping ambientale, ricorrente è il termine “esplorazione”; tuttavia, in pochi altri casi come in quello di Enrico Coniglio l’applicazione di tale pratica coincide con una ricerca fisica, sospinta dal desiderio di andare “oltre”. Oltre l’apparenza esteriore e, letteralmente, sotto la superficie dell’elemento caratterizzante la sua Venezia, corre il lungo itinerario di ricerca sonora che trova manifestazione nella coppia di 10” a tiratura limitata “Astrùra” e “Solèra”.

Entrambi i lavori constano di due brani dalla durata di poco inferiore ai dieci minuti, che uniscono suoni naturali e artificiali, i primi dei quali raccolti “sul campo” – anzi, sotto la superficie acquatica – in una giornata primaverile di ormai sette anni fa. Caratteristiche comuni dei due 10” sono l’irregolarità delle matrici sonore naturali, catturate nella loro essenza impetuosa piuttosto che in quella statica, e di conseguenza le articolate dinamiche attraverso le quali gorgogli liquidi si trasformano in sferzate di rumore inquieto, echi quasi post-industriali come quelli esplorati dallo stesso Coniglio in “Songs From Ruined Days” (2010).

L’elemento dronico compare quasi solo nella sola seconda parte di “Astrùrà”, regalando un placido scorcio contemplativo, appena prima, però, che disarticolati detriti sonori proiettino l’ascolto nuovamente al centro della materia, una materia tanto liquida e inafferrabile quanto imponente nella sua consistenza percettiva.


http://www.enricoconiglio.com/

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