SAENÏNVEY – The Path
(Eilean, 2016)
Visioni gassose, come quelle delle nubi osservate dal finestrino di un volo intercontinentale: potrebbero essere state anche tali immagini, nel corso dei suoi voli tra Francia e Vietnam, ad aver ispirato Yves-Gaël Jacak per il suo album di debutto sotto l’alias Saenïnvey.
Non a caso i sei brani che lo compongono – due di lunga durata, quattro più brevi – sono identificati dal titolo “The Path”, appunto come un percorso immaginario tra suoni vaporosi, intangibili, eppure non alieni da componenti concrete, sotto forma di ritmiche acustiche e prolungate persistenze armoniche.
L’apertura “Monotonous Life”, con i suoi oltre quattordici minuti di durata, stabilisce immediatamente un canovaccio di ambience tenebrosa che guiderà l’intero lavoro.
L’altro monolite “Rite de Passage” (oltre dodici minuti) vi introduce cadenze marziali dagli echi spettrali, mentre i restanti quattro episodi sublimano l’immaginario compositivo dell’artista francese in un ventaglio di fremiti, frequenze sature e saltuari loop acustici che lo proietta in una dimensione sospesa tra nubi di (im)palpabile oscurità.