ANDERS BRØRBY – Mulholland Drive, 1984
(Hylé Tapes, 2016)
Il lato più cupo e visionario della multiforme personalità artistica di Anders Brørby torna a manifestarsi sotto forma delle dieci tracce di “Mulholland Drive, 1984”. Seguendo una sostanziale linea di continuità con il recente “Nihil”, l’artista norvegese prosegue la sua esplorazione di claustrofobici recessi fisici e spirituali partendo nuovamente da una massiccia materia sonora costituita da field recordings e strati sonori pesantemente processati, ai quali nell’occasione sono associati loop sintetici e improvvisazioni digitali .
L’approccio del lavoro presenta coltri di rumore lasciate libere di dipanarsi secondo moti quasi post-industriali (nella title track) ovvero modulate in drone maestosi (“Persuasion Of Existence”). La chiave di volta di “Mulholland Drive, 1984” è nel brano che ne raggiunge la metà, “Defeat”, le cui allucinate declamazioni vocali si diluiscono improvvisamente in gentili stille elettro-acustiche; da qui in poi, ad eccezione di un torbido ritorno distorto finale, l’ambience di Brørby svapora in una teoria di risonanze emozionali (“Room With A Different View”, “The Unhappiest Places On Earth”) decisamente più eteree rispetto alla prima parte del lavoro.
È il suggello di un’ulteriore ambivalenza nell’espressione di Brørby, non più solo obliquo artigiano di canzoni sognanti (come in “Holiday Affairs”, 2015) e sperimentatore dronico ma anche, sotto quest’ultima veste, capace di dispensare elementi di rumore tangibile ed evanescenze ambientali, manifestando in entrambi i casi una spiccata impronta cinematica.