
ANGELINA YERSHOVA – Resonance Night
(Twin Paradox, 2017)
Dall’abisso del debutto (“Piano Abyss”) alle risonanze notturne del suo secondo lavoro, è sempre il pianoforte a costituire il fulcro dell’espressione di Angelina Yershova, musicista kazaka la cui formazione ha fatto tappa anche al Conservatorio romano di Santa Cecilia. Eppure, proprio in ragione degli studi che l’hanno condotta all’esplorazione di territori espressivi che travalicassero quelli soltanto “classici”, il pianoforte della Yershova è, in “Resonance Night”, ben diverso da quello dei tanti interprete di un mero minimalismo incentrato sullo strumento.
Ciò si deve in parte al suo approccio “totalizzante”, che non solo ne coglie elementi dinamici, vibrazioni e rumori meccanici, ma li traduce in linguaggi elettronici variamente (de)strutturati. Dall’operazione risultano così undici tracce frutto di una vorticosa intersezioni di piani espressivi, che contempla timbriche jazzy e pulsazioni elettroniche, prominenti dissonanze e sparuti frammenti armonici.
Lo stesso pianoforte, convenzionalmente inteso, viene per larga parte trasfigurato fino a diluire la propria identità in una sequenza di texture, drone e faticosi intarsi ritmici, alla ricerca appunto di una risonanza primigenia, di una materia sonora post-moderna sorprendentemente viva e mutante.