finglebone_sunlit_plumes_of_dustFINGLEBONE – Sunlit Plumes Of Dust
(Whitelabrecs, 2016)

Lo sospensioni particellari attraversate da un raggio di sole che identificano il più recente lavoro di Adam Varney sotto l’alias Finglebone riassumono al meglio non solo la dimensione creativa dell’artista inglese, ma anche il senso di quiete immota e intrisa di nostalgia delle sue composizioni.

“Sunlit Plumes Of Dust” ne raccoglie otto, risultanti dall’abituale combinazione tra atmosfere rarefatte, field recordings e note acustiche lentamente stillate, condensate in una sequenza di brevi istantanee emozionali e dalla più articolata colonna sonora di placido intimismo di oltre dodici minuti di “Sunlit Plumes Of Dust”. Quest’ultima, sinfonia di solitudine bucolica in miniatura, esemplifica al meglio l’estetica ricercata da Varney, costituita da esili risonanze e distanti samples vocali, che fungono da base per esercitare un picking sereno e scorrevole, le cui cadenze dilatate instillano le sensazioni sottilmente malinconiche di una countryside invernale, foriera di contemplazione e ricordi, nell’occasione peraltro esplicitamente legati ai precedenti lavori di Finglebone.

Non di mero ripiegamento nostalgico vive tuttavia “Sunlit Plumes Of Dust”, i cui delicati bozzetti elettro-acustici spaziano invece da incantati scenari bucolici scanditi da diafane filigrane armoniche (“Shanty”, “Into The Darkness We Fade”, “Cobwebs, Scratches, Plumes of Dust”) o diluiti in soffici risonanze dalle sfumature crepuscolari (“The Spider And The Fly”, “Still”). È infatti una luce calda e obliqua quella che promana dal breve corso di “Sunlit Plumes Of Dust”, un itinerario paesaggistico ed emozionale in un ambienta rurale, nel quale Varney ha pennellato una serie di placidi scorci di quiete naturale e interiore.

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