FOREST WALKER – UV Sea
(Constellation Tatsu, 2017)
“UV Sea”, ovvero di quando sinuose scie sintetiche producono visioni di mondi immaginari: i due lunghi piani sequenza e le due più concise istantanee, equamente ripartite sulle facciate di una cassetta a tiratura limitata e raccolte sotto tale immaginifica denominazione, dischiudono un parallelo universo sensoriale, concepito da Forest Walker Christenson (metà del duo Seabat insieme a John Also Bennett), alla sua prima produzione interamente solista.
Il flusso di frequenze stratificate emesso dalle tastiere dell’artista californiano non si limita a delineare una trance di stampo “cosmico”, come molte proposte ambient-synth attuali, bensì la riempie di contenuti descrittivi sorprendenti, persino romantici. È il caso dei due brani lunghi, e in particolare di quello d’apertura “Desert Lighthouse”, le cui soffici modulazioni sono costellata da minuti elementi armonici, che disegnano un’ambience latamente orchestrale dagli spiccati contenuti cinematici.
Combinando tecniche di registrazione con una complessità di livelli sensoriali, Christenson suggerisce paesaggi in timelapse e istantanee che solo per brevi tratti presentano una superficie increspata, plasmando altrimenti un’interpretazione estremamente vivida e ariosa di una visionaria sinestesia ambientale.