ASTRAL SWANS – Strange Prison
(Tiny Room, 2018)
Nonostante l’attenzione del microcosmo indie per le produzioni canadesi si sia ultimamente affievolita, la pullulante scena del Paese nordamericano non manca di licenziare proposte non circoscritte al corollario di esperienze più rinomante. Eppure, a margine di alcune di queste ha operato nel corso degli anni il cantautore Matthew Swann, al secondo disco sotto l’alias Astral Swans, dopo aver condiviso esperienze dal vivo, tra gli altri, con Feist, Colin Stetson ed Angel Olsen.
Nell’ambiente creativo indie-folk canadese è appunto radicato “Strange Prison”, lavoro realizzato con la collaborazione di produttori e musicisti locali, che ne hanno conformato ciascuno dei tredici brani secondo soluzioni e registri diversi. L’impostazione di base della scrittura e delle lievi interpretazioni di Swann si attesta su una dimensione di riflessivo intimismo, quasi un diario di storie ed esperienze filtrate da una poetica introspettiva, alla quale corrispondono tuttavia, almeno per buona parte dell’album, solide strutture dall’arioso gusto indie.
Sono invece i brani dalle atmosfere più scarne e dimesse quelli nei quali affiora al meglio il fragile lirismo di Swann, che senza ricadere nei cliché del cantautorato intimista ne restituisce una declinazione sufficientemente personale, misurata e sospesa, come proiettata su grandi spazi spazzati dal vento della sua terra d’origine.
Molto interessante, l’arrivo di tutti gli strumenti in mezzo a questa voce pulita ma presente… piccoli suoni ma con un loro ruolo.
Recentemente sono stata ad un concerto di Angel Olsen, il suo artista spalla è stato Suno Deko, anche lui un cantautore statunitense. Molto interessante… consiglio. ☺️
Grazie dell’interesse e della segnalazione, che raccolgo volentieri, anche vista l’associazione con Angel Olsen.