GIA MARGARET – There’s Always Glimmer
(Orindal, 2018)
Per molti giovani musicisti che hanno cominciato a suonare nella proverbiale “cameretta”, la transizione da quella dimensione può essere al tempo stesso sfidante e problematica, tanto che per i più svariati motivi rischiano di restarvi confinati come in un rifugio sicuro ma inevitabilmente limitante. Nessuna paura di uscire dal proprio guscio creativo ha invece bloccato il naturale sviluppo personale e artistico di Gia Margaret, che per tale significativo passaggio di livello ha impiegato i quattro anni che la separano dall’Ep digitale “Dark/Joy” e dai successivi brani rilasciati sulle abituali piattaforme di diffusione online.
Al folk dalla spiccata sensibilità melodica di quell’Ep, i dodici brani del debutto ufficiale sulla lunga distanza della cantautrice di Chicago aggiungono una ricca tavolozza di sfumature, che tuttavia ne non snatura affatto l’essenza di fragile intimismo. Lo si comprende subito dai soffici impulsi sintetici che accompagnano la dolcezza sognante della sua voce nel brano d’apertura di “There’s Always Glimmer”, lavoro nel quale è affiancata da un ampio manipolo di musicisti, che ne colorano le canzoni di una varietà di sfumature che spaziano dal dream-pop a soluzioni cameristiche minimali, da misurate soluzioni elettriche a pregevoli rifiniture di una base folk che non per questo smarrisce la propria identità di fragile intimismo.
Nonostante una produzione professionale, in parte curata dalla stessa artista, alcune delle nuove canzoni sono state ancora registrate nelle sue quattro mura domestiche, come a voler mantenere il forte legame della sua musica con una dimensione personale non meno timida e sfuggente che in passato. La stessa immagine di copertina di “There’s Always Glimmer” rispecchia l’approccio riservato e umbratile di Gia Margaret, che non per questo rinuncia a percorrere la strada di sonorità senz’altro curate ed eleganti, ma non per questo tali da rendere meno autentica la sua espressione.
Anzi, proprio nelle evanescenze di soffici strati sintetici e nella maggiore definizione delle dinamiche dei suoi brani si completa il profilo di un’interprete dal fascino discreto, pienamente apprezzabile nell’evoluzione al di fuori della sua confortevole dimensione casalinga.