SALOLI – The Deep End
(Kranky, 2018)
Cosa può suggerire un’idea di naturale consistenza liquida meglio di una piscina termale? Le atmosfere di umido tepore e di rilassata osmosi con gli elementi non rappresentano un’ispirazione astratta, bensì la concreta destinazione delle composizioni per synth analogici di Mary Sutton, al debutto solista sotto l’alias Saloli.
I nove brani di “The Deep End”, ricavati appunto da una performance dell’artista di Portland all’interno di una sauna e presentati in presa diretta senza alcuna post-produzione, trasmettono infatti un senso di quiete e di sottile torpore, suscitato da vaporosi flussi di sonori che si svolgono in parabole al tempo stesso ipnotiche e giocose, attraverso istintivi snodi compositivi. Benché nell’irenica condizione suggerita dal lavoro non manchino iterazioni d’impulsi orientate a derive lievemente acide (“Anthem”, “Reverie”), il retroterra espressivo di Mary Sutton come pianista si manifesta piuttosto in tremule filigrane armoniche (“Ice World”) e cullanti progressioni di frequenze (“Umbrellas”, “Lullaby”), alle quali abbandonare corpo e spirito. Like floating.