WILL HENRIKSEN – Blank Space
(Self Released, 2018)
Due righe, prima della fine dell’anno, meritano di essere spese per una raccolta di canzoni materializzatasi dal nulla, o meglio dalla residenza di Will Henriksen a Philadelphia, nel corso dell’ultimo inverno. Intercettati per una qualche indefinita ma fortunata coincidenza, i sette concisi brani impressi sulla cassetta “Blank Space” rappresentano appunto la quintessenza dell’intimismo cantautorale casalingo, riflessivo e indolente.
Con la semplicità di stillate vibrazioni di corde acustiche, Henriksen pennella solitari bozzetti di una poetica minima, che le sue monocordi confessioni sottovoce elevano a caratteri di un’espressione invariabilmente introversa, eppure capace in qualche misura di sbocciare in tempi più scorrevoli e strimpellate quasi nervose (“Halo”, “Ok”). Allo stesso modo, le sue canzoni trovano naturale complemento non soltanto nel tepore granuloso delle atmosfere domestiche (“Staircase”), ma anche nella dolente timidezza di inserti d’organo (“Morning”) e agrodolci arrangiamenti d’archi (“DOSYL”), che ricreano in scala ulteriormente ridotta l’incantato torpore dei Drunk. Da scoprire assolutamente per i cultori di lentezza, penombra, introspezione e inverno.
molto*