MEANWHILE.IN.TEXAS – Technicolor Dreams
(Purlieu, 2019)
Per chiunque sia nato prima degli anni Novanta, le cassette sono state un fondamentale veicolo di conoscenza e di creazione musicale; per gli stessi, la definizione analogica del colore costituiva già un traguardo di modernità capace di rappresentare il reale, restituendone immagini e suggellandone memorie.
Entrambe le esperienze devono essere state sperimentate da parte di Angelo Guido, che le riassume idealmente nelle otto tracce di “Technicolor Dreams”, corrispondenti ad altrettante diapositive raffiguranti luoghi e sensazioni da essi veicolate, impresse originariamente proprio sul supporto antico di quei nastri ormai diffusamente tornati a fungere da veicolo per un’estetica sperimentale. Vi è, invece, molto di personale e istintivo nell’elaborazione realizzata dall’artista pugliese a partire da espanse timbriche chitarristiche e field recordings materialmente legati a luoghi della sua infanzia. L’immediatezza analogica delle concise cartoline sonore di “Technicolor Dreams” (solo l’iniziale “Cascadia” sfiora i cinque minuti) ne alimenta la natura istintiva, incarnata tanto dal graduale profluvio di frequenze espanse quanto da saltuarie increspature distorte.
A prevalere sono tuttavia di gran lunga i caratteri di pur controllato romanticismo applicato a una topologia sonora, costituita da prolungate istantanee, filtrate dalla grana sottile del ricordo e dunque esposte a sfocature di sicuro fascino.