GLÅSBIRD – Svalbarð
(Whitelabrecs, 2019)
Mentre continua a restare misteriosa l’identità dell’artista che si cela sotto l’alias Glåsbird, non è certo un mistero la sua fascinazione per le lande ghiacciate dell’estremo nord del pianeta. Se infatti la Groenlandia ne ha ispirato il mini album che lo ha rivelato all’inizio di quest’anno (“Grønland”, appunto), sono le isole Svalbarð a costituire l’ideale scenario per il suo primo lavoro sulla lunga distanza.
In realtà, il linguaggio sonoro di Glåsbird si mantiene abbastanza conciso, visto che solo due dei dieci brani che formano la sua nuova proposta superano i quattro minuti di durata, senza che tuttavia con ciò ne risentano in termini di ampiezza di respiro e di capacità immaginifica. Sviluppando l’ambience orchestrale già palesata nel lavoro precedente, “Svalbarð” propone un itinerario sonoro ancor più rarefatto e modulato, nel quale evanescenti timbriche chitarristiche, pulsazioni “nelsoniane” e risuonanti filigrane armoniche emesse dalle tastiere scivolano lentamente su pendii emozionali dolci come quelli scolpiti dal ghiaccio sull’arcipelago norvegese al di là del circolo polare artico.
Lavorando per sottrazione, Glåsbird disegna così con tratto lieve orizzonti di romanticismo contemplativo, che dall’immaginario ghiacciato evidenziano in particolare i diafani contenuti armonici e le rarefazioni anecoiche, mantenendo un punto di osservazione empatico e profondamente umano, dal quale lasciarsi rapire, respirando a pieni polmoni una boccata di incontaminata, rigenerante aria nordica.