GIULIO ALDINUCCI – No Eye Has An Equal
(99chants, 2019)
Da un punto di vista anche meramente percettivo, prima ancora che concettuale, le componenti visuali costituiscono frequente parte integrante di proposte di sperimentazione sonora. Nel caso di “No Eye Has An Equal”, invece, Giulio Aldinucci rovescia – letteralmente – la prospettiva, proponendo spunti per un’ideale osservazione del mondo esteriore, proprio dal punto di vista dell’artista. Lo fa innanzitutto condensando in quattro lunghe tracce un materiale sonoro ampio ed eterogeneo raccolto durante l’intero periodo della sua attività creativa, riassemblato per l’occasione a incarnare paesaggi e memorie evanescenti, filtrate appunto dal suo sguardo, per definizione unico e individuale.
Così, la brezza del brano d’apertura porta con sé corposi grani di sabbia e cenere, mentre i miraggi di quello seguente diventano un continuo gioco di rifrazioni proiettate verso orizzonti sempre più contorti, tracciati da progressioni di rumore liquido. Di tutta evidenza, Aldinucci non si ferma al momento descrittivo, introiettando piuttosto le sensazioni suscitate da una distanza fisica e temporale, che nella seconda metà del lavoro si presentano via via diluite dal punto di vista della grana sonora e sbiadite nella definizione di immagini che ormai hanno smarrito i propri contorni originari, per assumere la fragile consistenza del ricordo.