OFFTHESKY & THE HUMBLE BEE – We Were The Hum Of Dreams
(Laaps, 2020)*
Oltre a una polverosa patina analogica, un altro elemento caratteristico ha rappresentato una costante negli oltre vent’anni di produzione discografica di Craig Tattersal: la ricerca di un equilibrio tra atmosfera e armonia, nel cui fragile ecosistema sonoro possa coesistere stabilmente anche l’elemento vocale. Risulta dunque difficile non ripensare alle incantate melodie distillate da Nicola Hodgkinson ai tempi di The Remote Viewer o anche ai brani cantati di The Boats nel ritrovare la voce e i testi di Rin Howell a impreziosire il secondo capitolo della collaborazione tra l’artista inglese e Jason Corder, nemmeno un anno dopo “All Other Voices Gone, Only Yours Remains”.
I paralleli percorsi di declinazione acustica di un’ambience ipnotica e impalpabile tornano dunque a incontrarsi negli otto brani di “We Were The Hum Of Dreams”, che sviluppano quanto già posto in essere nel lavoro dello scorso anno, ponendo l’accento sugli aspetti più caldi e trasognati delle tavolozze sonore dei due artisti. Ridotti gli elementi non acustici del loro narcolettico ensemble a soli effetti e nastri analogici, Tattersal e Corder costruiscono su archi, chitarre e pianoforti un microcosmo pullulante di sospensioni pulviscolari e minuti loop armonici. I due musicisti costituiscono così un ensemble minimale, completato dal sax di Cody Yantis e appunto ricamato dalle impalpabili parti vocali di Rin Howell, che dispensa istantanee oblique, avvolte da una patina di affascinante torpore atmosferico.
Tutti gli elementi di “We Were The Hum Of Dreams” risultano estremamente coesi ed equilibrati, nella definizione impressionistica di uno spazio denso di polverosa, incantata malinconia, che ingloba con grande naturalezza trame vocali esili e altrettanto impalpabili, che amplificano ulteriormente la componente umana di paesaggi sonori dalla pronunciata consistenza onirica.
*disco della settimana dal 27 aprile al 3 maggio 2020
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music won't save you 