JOHANNA WARREN – Chaotic Good
(Wax Nine / Carpark, 2020)
Reduce dall’accoppiata di album intitolati “Gemini” e dedicati alla dualità, intesa come combinazione di opposti anche dal punto di vista espressivo, Johanna Warren trova una sintesi della sua ricerca di equilibrio tra contrasti nel suo quinto lavoro solista. “Chaotic Good” rappresenta il frutto di anni trascorsi a interrogarsi su un’evoluzione individuale, corrispondente a quella di un registro espressivo che tuttavia sempre dal folk continua a trarre origine.
I dieci brani di “Chaotic Good” muovono proprio dal superamento dei contrasti tra luce e tenebre, tra quiete e latente tensione, che caratterizzavano gli immediati predecessori. Benché il più recente presentasse contorni più sfumati, distanti appaiono le evanescenze notturne incentrate sul pianoforte dello splendido “nūmūn” (2015), ormai accantonate in favore di ballate dai tratti sensibilmente più decisi, che in alcuni episodi si rivestono persino di accenti elettrici pronunciati e persino nervosi (“Twisted”, “Faking Amnesia”). Eppure, un folk dai diafani riflessi lunari continua a percepirsi nelle ballate scritte da Johanna sul solo pianoforte (“Only The Truth”, “Bones Of Abandoned Futures”) o ancora su scarne corde acustiche (“Hole In The Wall”). L’incanto della sua voce torna poi a manifestarsi compiutamente laddove scrittura e atmosfera si combinano in progressioni armoniche avvolgenti (“Bed Of Nails”) e saggi di evocativo lirismo (“Every Death”), che ne esaltano il lirismo dalla forte impronta femminile.
Come il suo stesso titolo sta a testimoniare, “Chaotic Good” appare appunto il risultato di una crisi personale ed espressiva, come tale ancora incerta e oscillante tra punti cardinali assai distanti tra loro, ricondotti a unità dalla personalità di un’artista che ne ha tratto occasione di crescita e confronto, senza per ciò smarrire l’essenza di fondo di un folk profondamente sentito, in equilibrio tra dimensione naturale e spirituale.