REVOLUTIONARY ARMY OF THE INFANT JESUS – Songs Of Yearning
(Occultation, 2020)*

L’aura di misterioso misticismo che ammanta la musica dei Revolutionary Army Of The Infant Jesus, tanto nella loro prima, fugace comparsa risalente a oltre trent’anni fa quanto nel sorprendente ritorno del 2015 è, appunto, qualcosa che trascende il tempo e, inevitabilmente, gli stessi aspetti tangibili della condizione umana. Ancor più rispetto al precedente “Beauty Will Save The World”, di quell’aura è in maniera quanto mai evidente imbevuto il nuovo “Songs Of Yearning”, come evidenzia già la semplice lettura dei titoli in scaletta, tra i quali compaiono vespri, preghiere e atti di contrizione.

Dall’ascolto del lavoro non si ricava tuttavia alcun senso di pesantezza chiesastica né tanto meno di proselitismo, poiché l’approccio della band di Liverpool continua senza ombra di dubbio a essere laico e anzi estremamente composito nella sua commistione di folk, musica da camera e ricerca di ambientazioni sonore di eterea solennità. Non è, del resto, sufficiente il mero richiamo alla ritualità a rivestire una proposta musicale degli aspetti spirituali dei quali i brani dei Revolutionary Army Of The Infant Jesus sono invece costellati, anche al di là del messaggio che di tutta evidenza recano con sé.

La tensione spirituale è infatti naturalmente insita nella stessa percezione offerta dai brani di “Songs Of Yearning”, a partire dalle atmosfere eteree e spesso vagamente spettrali che ne caratterizzano i passaggi strumentali, tra le cui sospensioni compaiono voci incorporee, distanti spoken word in lingue arcane e, solo in pochi episodi, armonie vocali di compiutezza ariosa, quasi lirica. Che sia espressa sotto forma di sommessa preghiera individuale o di ritualità corale, la dimensione trascendente innerva tutto il corso del lavoro, a cominciare dal coro e dalle campane dell’iniziale “Avatars”; quella dimensione, i cui colti riferimenti letterari e cinematografici possono risultare di non facile lettura, è invece ampiamente veicolata dalla semplicità di corde acustiche (“Ave Maria” e la title track) e da arrangiamenti cameristici (“Miserere”, “Prayer”), ma anche da una progressione scandita da ritmiche che sfocia in schietta tensione elettrica (“Vespers”).

Una pluralità di tradizioni culturali e linguaggi sonori si intrecciano senza sosta nel corso del lavoro, che con piglio sempre lieve abbraccia oriente e occidente, austerità ortodossa (“Kontaktion (for St Maria Skobtsova)”) e decadente eleganza francese (la toccante “Celestine”).

Come se non bastasse, “Songs Of Yearning” è presentato anche in un’edizione limitata nella quale è accompagnato da un ulteriore album di undici tracce, “Nocturnes”, che dopo un incipit sorprendentemente solare (la deliziosa popsong “I Carry The Sun”), sviluppa in particolare gli aspetti più rarefatti e contemplativi della musica dei Revolutionary Army Of The Infant Jesus, ancora una volta assolutamente fuori dagli schemi, tenebrosa e introspettiva eppure proiettata verso luminosi orizzonti di elevazione spirituale. Quella sì, davvero rivoluzionaria.

*disco della settimana dal 1° al 7 giugno 2020

https://www.facebook.com/REVOLUTIONARYARMYOFTHEINFANTJESUS/

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