CUT WORMS – Nobody Lives Here Anymore
(Jagjaguwar, 2020)
Se il debutto “Hollow Ground” aveva rivelato il gusto pop retrò di Max Clarke sotto forma di canzoni dalle melodie scorrevoli e solari, “Nobody Lives Here Anymore” ne eleva con decisione il profilo a quello di ricercato cultore di uno stile sixties radicato nelle tradizioni americane.
Non casualmente registrato a Memphis, “Nobody Lives Here Anymore” è un doppio album di ben diciassette brani, nel quale Clarke non è più unico artefice di Cut Worms ma è affiancato da un’ampia band country-rock, che ne ha esaltato la scrittura scorrevole, dichiaratamente ispirata a tempi e luoghi scomparsi. il risultato è al tempo stesso raffinato e spontaneo, a tratti persino animato da una certa disadorna immediatezza, alimentata a suo modo dalla naturale vena melodica di Clarke.
Immergersi nell’ascolto di “Nobody Lives Here Anymore” è come avviare la macchina del tempo, per un viaggio di quasi ottanta minuti negli Stati del sud del dopoguerra, le cui espressioni originarie sono rappresentate in omaggi fedeli e rispettosi, senza con ciò sfociare nella mera emulazione, né risultare mai anacronistici. Merito soprattutto della scrittura pop di Clarke e del suo piglio scanzonato che, nonostante qualche lungaggine, coniugano sapientemente passato e presente.
(pubblicato su Rockerilla n. 482, ottobre 2020)