SAM BURTON – I Can Go With You
(Tompkins Square, 2020)
Capita ogni tanto che si affacci alla produzione discografica un artista, magari anche giovane, che dal punto di vista stilistico risulta immediatamente “classico”, senz’altro per gli aspetti del suono e della produzione ma anche per una personalità interpretativa particolarmente pronunciata, tale da renderne le canzoni senza tempo e vibranti di pathos. A questa schiera di cantautori, che negli ultimi anni può annoverare i vari Barna Howard, Marlon Williams e il primo Dylan LeBlanc, può aggiungersi senz’altro Sam Burton, che fin dalle prime note del suo debutto ufficiale si dimostra in grado di creare atmosfere di palpitante malinconia, i cui contorni vagamente sixties rimandano ai classici del songwriting americano (e non solo).
Non è tuttavia affatto un lavoro anacronistico “I Can Go With You”, sia per la freschezza delle interpretazioni di Burton – un po’ crooner, un po’ folksinger, un po’ suadente cantore pop – che per la varietà dei raffinati arrangiamenti, orchestrati dal produttore Jarvis Taverniere (Woods, Whitney, Purple Mountains). Spaziando dai vellutati abbracci dell’iniziale “Nothing Touches Me” ai languori retrò di “Further From The Known” e “Illusion”, dal tenebroso lirismo di “I Am No Moon” alla leggerezza quasi solare di “Wave Goodbye” e di “Can it Carry Me”, Burton lascia soltanto sullo sfondo i ricorrenti, polverosi paesaggi country-western, senza tuttavia che il lieve romanticismo della sua poetica ne venga in alcuno modo sopraffatto. In ciò dimostra una grande maturità e una sorprendente naturalezza espressiva, che fanno di “I Can Go With You” un debutto brillante, frutto di un’ispirazione non comune, piacevolmente fuori dal tempo.
https://samburtonmusic.bandcamp.com/
music won't save you 