KARIMA WALKER
Waking The Dreaming Body
(Keeled Scales / Orindal, 2021)
Fin dal suo “Hands In Our Names”, era sufficientemente chiaro come il profilo di Karima Walker non fosse riassumibile in quello di una semplice cantautrice. Benché il folk e le sonorità acustiche facessero senz’altro parte della sua formazione musicale e della sua sensibilità creativa, il suo approccio visionario e “desertico” ha condotto in maniera del tutto naturale sui binari della ricerca di atmosfere rarefatte, ricamate da soffici linee di synth e chitarre effettate.
Tale ultimo aspetto si percepisce decisamente amplificato nelle otto tracce di “Waking The Dreaming Body”, un terzo della cui durata è occupata da uno strumentale di oltre tredici minuti, oltre che negli interludi e nelle prolungate dissolvenze nelle quali finiscono per sfumare frammenti di canzoni sempre più scheletriche e minimali. La produzione forzatamente casalinga del lavoro ha senz’altro inciso sulla struttura e sugli stessi elementi che formano i brani, essenziali ma al tempo stesso popolati vaporose trame sonore, che rispecchiano appieno l’incantata sensibilità naturalistica di Karima Walker.
Ai flussi spontanei, magici e talora sottilmente malinconici, della natura è infatti sostanzialmente dedicato l’intero “Waking The Dreaming Body”, che li rappresenta non soltanto attraverso la semplice atmosfera, ma anche tramite un paio di poetiche ballate acustiche di quasi sola chitarra e voce (la title track e “Softer”, su tutte), tracce residue di un folk desertico dagli ovattati paesaggi emozionali.