SHOESTRINGS
Expectations
(Shelflife / Discos de Kirlian, 2021)

Per sua stessa natura, la nostalgia è un sentimento che si manifesta “fuori tempo massimo”, quando le vicende che ne sono ad oggetto si sono già concluse o comunque è troppo tardi per poterne modificare il corso. Forse anche per questo può considerarsi a ragione un sentimento della maturità, poiché implica l’esistenza di vissuti duraturi e una minore concentrazione sull’impeto emotivo del presente.

Eppure, le sue manifestazioni sono spesso improvvise e avvengono sull’onda fuggevole di un ricordo filtrato da un tempo che, per alcune sensibilità particolari, può rivelarsi ben più breve di quanto non avvenga in generale. Di tutta evidenza, ciò vale per molta di quella musica dai contorni invariabilmente nostalgici che ha popolato gli anni Novanta di quel pop d’autore costellato da languori sognanti e sfuggenti riverberi di chitarre e tastiere, realizzato all’epoca da musicisti nel pieno della giovinezza, eppure pienamente consapevoli delle dinamiche di quella nostalgia che ormai costituisce patrimonio comune di chi, nel frattempo, ha raggiungo la maturità insieme a loro.

Sorprende dunque solo fino a un certo punto, per chi non ne conosceva la breve parabola risalente agli anni Novanta, scoprire che gli Shoestrings di Rose Uytuico e Mario Suau sono tornati con “Expectations” a pubblicare un disco dopo poco meno di un quarto di secolo. Si tratta, appunto, di un disco che fin dalle primissime note trasuda una nostalgia, nei suoni e nel mood, che non è frutto né di una scelta stilistica né di un tardivo approccio alla musica, ma si rivela quanto mai autentica, poiché insita nella biografia personale e artistica di musicisti che erano stati in grado di provarla ed esprimerla già venti e più anni fa.

I nove brani che formano il lavoro rappresentano un vero e proprio tuffo in sensazioni di un pop sintetico dai riflessi sognanti, che abbraccia New Order e Cocteau Twins, filtrandoli con un’indole che non può fare a meno di rimandare alla stagione d’oro della Sarah Records. Sono canzoni lievi, ma dense di riflessi opalescenti, quelle che si susseguono lungo i quasi tre quarti d’ora di “Expectations”, fuggevoli come echi di istanti trascorsi che riaffiorano a distanza, con tutto il loro carico di memorie sepolte e occasioni mancate. Nonostante l’impianto strumentale del duo di Detroit sia affidato quasi interamente alle tastiere, il loro suono liquido e rilucente non risulta mai invasivo rispetto alle strutture delle popsong in penombra che i trasognati intrecci vocali di Rose e Mario pennellano con aggraziata, agrodolce malinconia. Su tutte, meritano una menzione l’iniziale “Gone”, che definisce da subito la temperie dell’album, la sospesa e notturna “Everything” scandita da poche note pianistiche come una delle ballate dei L’Altra e l’incantevole “Between The Lines”, il passaggio più genuinamente pop, che insieme alla conclusiva “R.P.M.” materializza in maniera definitiva le reminiscenze in chiave Trembling Blue Stars già ricorrenti in più di un passaggio del lavoro, consolidando una connessione evidentemente non casuale.

Non a caso, il testo di un’indimenticabile canzone della band di Bobby Wratten “A song on the radio/ Makes you shiver/ And want to curl into a ball/ Makes you want to be/ Seventeen/ And forget the future’s shrinking”; ecco, quella “canzone alla radio” può essere più d’una delle nove di “Expectations”, perché dotate di quel raro tocco di saper suscitare naturalmente, qui ed oggi, la nostalgia di una stagione ancora viva e presente anche a distanza di venticinque anni.

https://www.facebook.com/shoestringsband

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