LIGHTNING IN A TWILIGHT HOUR
Overwintering
(Elefant, 2022)*

Quel senso di innata nostalgia che ha costantemente innervato le creazioni musicali di Bobby Wratten nei suoi oltre trent’anni di attività, sotto diverse forme e denominazioni, appare probabilmente oggi ancor più pronunciato e, per certi versi, si attaglia in maniera del tutto coerente con il suo profilo di artista da sempre schivo e che da ormai qualche tempo ha superato il traguardo dei cinquant’anni.

È questo – abbastanza inevitabilmente – il pensiero che affiora spontaneo fin dalle prime note di “Overwintering”, terzo lavoro della sua ultima incarnazione Lightning In A Twilight Hour, che torna a manifestarsi con un album vero e proprio dai tempi “Fragments Of A Former Moon” (2015). In poco meno di un’ora di durata, Wratten condensa pressoché tutti gli elementi che ne hanno caratterizzato il percorso artistico dai Field Mice ai Trembling Blue Stars, passando per Northern Picture Library e Occasional Keepers: sensibilità poetica, spontanea indole pop, languori atmosferici e una rara capacità di suscitare, appunto, attraverso suoni e parole, sensazioni di dilatata, agrodolce malinconia.

Non guarda solamente al passato “Overwintering”, benché non possa fare a meno di richiamarlo, nella formula e nelle collaborazioni, che vedono Bobby Wratten tornare a lavorare con Ian Catt in sede di produzione e Anne Mari Davies e Beth Arzy prestare nuovamente le proprie voci ad alcuni brani, come se gli anni – anzi, i decenni – non fossero trascorsi. La sensibilità del Bobby Wratten post-adolescente non è in fondo mutata, anzi adesso pare attagliarsi in maniera persino più coerente alla sua dimensione personale attuale, perfettamente riassunta nei versi di “Leaf Fall Is Over”: “All I want is to escape, but I cannot run / Away, away, from this shadow I’ve become / Where looking back is all I do / How did I get here soon?“.

I sette anni trascorsi da “Fragments Of A Former Moon” hanno ulteriormente sfumato i contorni dell’espressione di Lightning In A Twilight Hour, che conserva i propri caratteri di pop trasognato, adesso sempre più diluito in ovattate ambientazioni costellate da chitarre riverberate e tastiere liquide, tra le quali si affacciano ora spunti di lieve psichedelia, ora delicati arpeggi acustici. Sono proprio questi ultimi nell’incantata “In Sacred Groves Of Hawthorn” (seguita dalla leggiadra ballata bucolica “White, Upon Your Grave”) a palesare l’ideale collocazione temporale dell’intero lavoro: “The scent of decay / But the end of / Dark winter days”.

Più ancora rispetto ai suoi stessi elementi sonori, è una combinazione di sensazioni a poter definire gli orizzonti sonori ed emozionali suggeriti da “Overwintering”, risultanti da una placida consapevolezza creativa, sviluppata da Bobby Wratten nel corso degli anni e oggi quanto mai adeguata all’indole malinconica e riflessiva che, secondo modalità diverse, ne ha caratterizzato l’intera produzione. Eppure, come il suo titolo e la stessa data di pubblicazione lasciano intendere, “Overwintering” non smette di coltivare la speranza del superamento di un inverno non solo atmosferico, incorniciato in undici brani carezzevoli e come avvolti da una soffice patina di torpore, che penetrano con dolcezza nei meandri di ricordi ed emozioni, facendosi assorbire con straordinaria naturalezza.

*disco della settimana dal 28 marzo al 3 aprile 2022


https://elefant.com/bands/lightning-in-a-twilight-hour/

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