DAVID A. JAYCOCK
Hold​.​Star​.​Return
(CRAWS, 2023)*

Vi è sempre un fascino particolare ad ammantare le “deviazioni” sonore di musicisti che si è abituati a conoscere in determinate vesti. Succede anche nel caso di David A. Jaycock, artista dalla ormai lunga produzione – da solista o in varie collaborazioni – nel solco di un folk arcano e polveroso, il cui nuovo lavoro vede la luce per i tipi della nuova micro-etichetta di James Yorkston.

A dispetto delle premesse, “Hold​.​Star​.​Return” è invece un album ampiamente incentrato sulle sonorità di vecchi synth analogici, che sostengono canzoni orientate a un pop oscuro e decadente. La divagazione synth-pop di Jaycock risulta tuttavia meno distante dalla poetica dell’artista inglese rispetto a quanto si potrebbe immaginare; trait d’union con le sue abituali vesti folk è senz’altro il gusto per ambientazioni spettrali e fuori dal tempo, persino amplificato dal ricercato anacronismo della formula, che si unisce a interpretazioni dilatate e in apparenza distaccate, in evidente connessione con il post-punk e la cold-wave elettronica anni Ottanta.

I giocosi loop sintetici, uniti alla sorprendente vena pop di Jaycock, conseguono così un effetto straniante che, più che ai “classici” Kraftwerk e Ultravox, fanno pensare alle loro reinterpretazioni recenti e spettrali di Piano Magic. L’operazione è senz’altro ambiziosa, ma Jaycock (con il fondamentale contributo di Yorkston) mostra di saperla governare con leggerezza, senza smarrire nulla della sua qualità di scrittura, ma con una naturalezza tale da svelare come simili sonorità costituiscano parte integrante della sua formazione musicale, adesso riaffiorata in superficie come una raccolta di “guilty pleasures” ispirati e non meno evocativi del suo folk tenebroso.

*disco della settimana dal 22 al 28 maggio 2023

https://davidajaycock.wordpress.com/

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