WAVES ON CANVAS – Into The Northsea
(Psychonavigation, 2012)
Ospiti vocali quali Louise Rutkowski (This Mortal Coil), Pieter Nooten (Clan Of Xymox) e soprattutto Ian Masters (Pale Saints) sono già un biglietto da visita tale da attrarre grande curiosità su qualsiasi disco che ne contempli il contributo. E lo sono a maggior ragione se il disco in questione è il debutto di un artista italiano, ovvero il sardo Stefano Guzzetti, compositore elettronico che nel suo progetto Waves On Canvas è riuscito a coinvolgere esponenti di chiara fama della wave inglese tra anni ’80 e ’90.
Non risiedono tuttavia solo in questo i motivi di interesse di “Into The Northsea”, album che dopo essere stato realizzato in via del tutto autonoma ha da poco trovato il supporto discografico dell’etichetta irlandese Psychonavigation, ancora una volta molto sensibile alle proposte provenienti dal nostro Paese.
Con la sua durata di poco inferiore all’ora, il lavoro si presenta molto articolato e ricco di sfaccettature; l’elettronica la fa ovviamente da padrona, sotto forma di pulsazioni e tappeti sintetici che rimandano in maniera esplicita al periodo artistico di ispirazione di Guzzetti, anche se non mancano inserti elettrici più percettibili (proprio nello splendido pezzo con Ian Masters, “Starfish”), stille elettro-acustiche al tempo stesso giocose e spettrali e melodie evanescenti, mentre compunte note pianistiche, in particolare nell’iniziale “Twenty Years”, si segnalano per raffinatezza e suggestioni romantiche.
Per atmosfere e venature oscure, “Into The Northsea” sarebbe potuto essere un album di vent’anni fa, ma non per questo il suo contenuto si ferma alla nostalgia. Anzi, quando Guzzetti vira in maniera più decisa sull’elettronica si percepiscono sinuosi echi ambientali e battiti vibranti come quelli dei port-royal, seppur diluiti secondo un’estetica wave e alquanto tenebrosa. L’insistenza ritmica talvolta disperde la ricchezza dei flussi sonori di fondo, che invece emergono al meglio in “Stella” e nell’eterea “She’s Going To Leave”, ma non per questo ridimensiona la piacevole sorpresa di un disco ricco di spunti, sospeso con naturalezza in un tempo alieno, tra passato e presente.