MAGGIE ROGERS – The Echo
(Self Released, 2012)

Le diciottenni in musica, fortunatamente, non sono solo fenomeni costruiti a tavolino.
Maggie Rogers ha scritto le sue canzoni ancor prima di raggiungere la maggiore età, dividendosi tra la high school del natio Delaware e il prestigioso Berklee College di Boston. “The Echo” ne raccoglie dieci, testimonianza di una rara maturità, che solo nel timbro vocale denota qualche cedimento all’inevitabile acerbità dell’età.

Per il resto, le sue ballate folk sprizzano freschezza da tutti i pori, rivitalizzando con sensibilità melodica e stupefacente accuratezza negli arrangiamenti un folk classico ma non stantio, incentrato su banjo, violino e violoncello.

Scaricabile a offerta libera tramite http://listentomaggie.com

(pubblicato su Rockerilla n. 383-384, luglio-agosto 2012)


4 commenti Aggiungi il tuo

  1. glencoe ha detto:

    ti ringrazio per avermi fatto conoscere questa cantante, ho sentito e risentito questo disco che mi ha ispirato questa lirica, non conosco l’inglese e per cui l’ispirazione non è venuta dalle parole; sono rimasto per molti anni assente dalle musica e non ho conoscenza e possibilità di orientarmi tra le tue innumerevole proposte, mi sarebbe molto utile un aiutino anche il banalissimo voto sarebbe importante
    intanto ti ringrazio
    Marino

    Se fossi ancora vivo,
    potrei dirti tutto quello
    che in una vita non ti ho mai detto;
    se fossi ancora vivo
    potrei correre, urlare, parlarmi addosso
    e andare al di là
    al di la di quell’ostacolo
    che il mio pensiero mette ogni giorno davanti.

    Cara, caro che ve ne siete andati
    che vi siete nascosti dietro la siepe invisibile
    che non vedo
    nella nebbia invisibile che non vedo.
    Tempo disperso,
    dispersione delle acque amare
    che passano davanti alla porta
    della mia casa nascosta.
    Domani, se domani ci sarà
    se ancora arriva
    sarà come un ieri.
    Velo che nasconde un viso dolce e sereno,
    arie lontane, tenebrose
    nascondono mostri incomprensibili.

    Amate ricordanze
    veleggiano attorno alle ruote di un carro immobile
    costruzioni irrealizzabili
    circondano la bocca fine a se stessa.

    Nato per raggiungere il cielo di un mattino
    venuto da chissà dove
    nelle pieghe del mondo rotondo
    alle pendici di questo arrivo
    nascosto a tutti
    sorpresa assoluta e vicina al cuore dei più vicini
    aiuto, aiuto, salvate le anime e i corpi.
    Eravamo anche stanchi,
    quella volta
    che eravamo giovani
    c’era un motore che si muoveva nella nostra fortuna
    e sempre il motore si muove
    in cerca sempre delle nuove direzioni.

    Chiare le direzioni, chiare le intenzioni
    che fare di una vita se la stazione si avvicina
    cosa fare adesso
    cosa è importante
    adesso prima che la corsa finisce e
    il termine arrivi.

    Ogni momento di
    ogni movimento
    è che prima che tutto finisca
    che tutto abbia fine.

    1. rraff ha detto:

      Innanzitutto grazie a te delle parole, soprattutto di quelle frutto della tua creazione e dell’ispirazione ricevuta dalla musica.
      Grazie anche dell’attenzione che riservi alle mie proposte, che capisco possano apparire numerose e disordinate, ma rispondono alla mia precisa scelta di approccio e anche a quella di solitario “eremitaggio” musicale e di scrittura in un luogo piccolo, personale e totalmente indipendente.
      Come si evince, ho avuto esperienze di scrittura diverse nel corso degli anni; in particolare contrasto la logica dei voti e la rigidità di un giudizio che, invece, non ha alcuna pretesa di essere assoluto e intende cercare di fornire a chi legge, semplicemente, uno strumento per poter capire attraverso le parole se un disco possa astrattamente incontrare il suo gusto, anche in antitesi rispetto alla valutazione di chi ne scrive.

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