CELER – I, Anatomy
(Streamline, 2012)
È probabile che chi ha rinunciato ad accostarsi alle decine di uscite a nome Celer, con lo spirito da autentico esploratore che l’enorme mole di musica prodotta da Will Thomas Long richiede, ritenga troppo immediato – se non addirittura troppo agevole – il suo processo produttivo, per non parlare delle frequenti riconsiderazioni e riedizioni di dischi passati.
Invece, basta accettare la fuggevolezza delle sensazioni messe in musica da Long e l’endemica nostalgia che avviluppa le sue composizioni per comprendere un’operazione come quella di “I, Anatomy”, doppio vinile che ripropone nella forma unitaria nella quale erano stati originariamente concepiti i due Ep del 2007 “All At Once Is What Eternity Is” e “The Die That’s Caste”.
Così radunate ed espanse attraverso nuovi frammenti compositivi, quelle afasiche narrazioni distanti un lustro assumono nuova forma e significato, cristallizzandone la memoria anche al di là della loro ora e un quarto di durata totale.
Come quasi sempre avviene con le opere di Celer , “I, Anatomy” è un’immersione riflessiva nella solennità di un suono puro, capace di innalzarsi luminoso nelle impalpabili correnti ambientali della prima pièce così come di scandagliare sorde profondità in quelli successivi.
In particolare, l’ipnotica meditazione evocata nei quasi ventitre minuti di “All At Once Is What Eternity Is” riassume il senso di un’operazione comunque destinata a restare appannaggio di pochi estimatori, anche per la consueta limitatezza dell’edizione.
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