BLACK WALLS – Acedia
(Pleasence, 2012)

L’accidia non è forse il sentimento più comune nell’ispirazione di un musicista; eppure è proprio da questo che trae le mosse l’album di debutto di Black Walls, progetto solista del chitarrista e cantautore di Toronto Ken Reaume.
Compassato e umbratile frutto di un’elaborazione in larga misura casalinga – ancorché masterizzato da James Flames (Zola Jesus, Blank Dogs) – “Acedia” si può idealmente collocare nell’alveo delle solitarie elucubrazioni in bassa fedeltà di Boduf Songs. Le sette tracce dell’album non indugiano tuttavia solo in disorganici frammenti di (dis)armonie appena sussurrate ma mettono in mostra l’articolato profilo espressivo di Reaume, capace di costruire un tessuto melodico supportato da un picking acustico limpido e sottilmente psichedelico, ma anche attraverso da rudimentali pulsazioni elettroniche.

L’interazione tra tali elementi, che avvince fin da subito con le sue trame ovattate, sposta di continuo l’asse intorno a cui ruotano i brani di “Acedia”. Nel corso dei suoi tre quarti d’ora si passa infatti, senza apparente soluzione di continuità, da un intimismo avvinto in un’oscurità indolente ma densa di fascino (la title track d’apertura) all’obliqua vivacità di cupe pulsioni indie-troniche (“Sun To Rise” e “Hiatus”), fino all’andatura sorprendentemente movimentata della conclusiva “Sapling”, bonus-track compresa nell’edizione digitale, aggiuntiva alle quattrocento copie su vinile nelle quali è pubblicato l’album.

Al di là di questi che possono considerarsi i suoi confini estremi, l’essenza della musica di Reaume si dimostra tutta nelle iterazioni acustiche gentili, non aliene da un certo ritualismo da fingerpicker, e nella delicatezza sognante del suo timbro vocale, ideale complemento dell’incontro tra melodie limpidamente definite e ambientazioni bucoliche avvolgenti, che nell’ampiezza di respiro delle tracce più lunghe (si vedano i dieci minuti di “Pines”) trovano perfetto bilanciamento.

“Acedia” risulta così un esordio che si segnala per efficacia e varietà, come un viaggio immaginario in un’Arcadia dai colori sbiaditi, tra le preziosità acustiche di Mark Kozelek, il rapimento visionario di Phil Elverum e le contemplazioni romantiche dell’ultimo Songs Of Green Pheasant. Consigliatissimo.

http://blackwalls.tumblr.com/

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