CHEVAL SOMBRE – Mad Love
(Sonic Cathedral, 2012)

Tre anni fa, il chitarrista newyorkese Christopher Porpora con il suo progetto Cheval Sombre si era segnalato per uno stralunato folk acustico in salsa acida e per la partecipazione al suo omonimo album di debutto da parte di Britta Phillips e Dean Wareham.

Oggi Porpora ritorna con le dieci nuove ballate lisergiche di “Mad Love”, concettualmente dedicate a storie autobiografiche di ordinari fallimenti sentimentali e corredate da un ampliato manipolo di collaboratori che, oltre ai due ex Galaxie 500, comprende Andrew VanWyngarden e Ben Goldwasser degli MGMT e ancora la produzione di Pete Kember, alias Sonic Boom.
In coerenza con simili premesse, l’album presenta un suono ulteriormente dilatato in chiave “acida”, che attraverso un caleidoscopio di organi ed effetti traccia catatonici viaggi intergalattici, adesso anche in forma di code strumentali e lunghe jam, come quella che espande a oltre nove minuti “Couldn’t Do”, forse il brano più significativo della rinnovata vena espressiva di Porpora, equamente ripartita tra derive psichedeliche e strutture di canzoni più semplici e convenzionali.

Benché rivestiti da tappeti di organi o tastiere e completate da arrangiamenti d’archi, quasi tutti i brani di “Mad Love” rivelano in filigrana le loro minimali intelaiature acustiche, che continuano a costituire la principale peculiarità del suono di Cheval Sombre, anche nell’attuale forma più fedele agli inevitabili canoni di inevitabile discendenza Spacemen 3. Se infatti le prolungate correnti ipnotiche di organi fuzzy (“February Blues”) e il rapsodico crescendo di “I Fell In Love” aderiscono a una lieve psichedelia al rallentatore, un delicato piglio acustico traspare dalla dolce “She Went Walking In The Rain” e dalle due cover che costituiscono un quinto della scaletta del disco. Significativi sono i due titoli prescelti, ovvero una “Red Moon” dei Walkmen ridotta all’osso di armonie vocali e lievi note fluttuanti e il traditional “Once I Had A Sweetheart”, in passato reinterpretato anche da Pentangle e Joan Baez, che rivela dunque in maniera esplicita come le radici della musica di Christopher Porpora siano di fatto piantate saldamente nella musica folk, o comunque non si discostino nelle loro fondamenta da quelle di uno scarno cantautorato acustico.

È questa, insieme allo spontaneo afflato del suo contenuto tematico, l’essenza più profonda di “Mad Love” e quella che, anche nella nuova veste sonora più “normalizzata” (almeno in senso psych), rende speciale la proposta di Cheval Sombre, nonostante il suo secondo capitolo difetti dell’effetto sorpresa dell’esordio.


http://www.facebook.com/chevalsombre

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