THE PARLOUR TRICK – A Blessed Unrest
(Self Released, 2012)
L’abusata definizione di album “fuori dal tempo” si attaglia invece fedelmente a “A Blessed Unrest”, debutto autoprodotto e distribuito via Bandcamp di The Parlour Trick, duo di musica da camera spettrale, come si definiscono i suoi stessi componenti, Dan Cantrell e Meredith Yayanos, entrambi versatili polistrumentisti provenienti da Oakland.
I due impiegano infatti in totale ben oltre una dozzina di strumenti diversi (dal pianoforte alla fisarmonica, glockenspiel al theremin, dal violino all’organo a pompa, oltre a saltuari vocalizzi) per realizzare una sorta di inquieta colonna sonora per la visita in una casa delle streghe, collocata in uno spazio-tempo sospeso tra l’età vittoriana e qualche castello mitteleuropeo circondato da ombre macabre.
Eppure, le atmosfere di “A Blessed Unrest” non hanno nulla di grottesco né di anacronistico, poiché la pluralità di riferimenti culturali viene accuratamente dosata dal duo, senza eccessi atti a impressionare ma anzi con una raffinatezza tale persino da coniugare, soprattutto nella prima parte del disco, la decadente raffinatezza di un fumoso bistrot ottocentesco con il sapore di polvere e sangue di suggestioni tradizionali balcaniche.
L’ora di musica strumentale di “A Blessed Unrest” muove così dal moderato romanticismo di serene pièce cameristiche quali “Half Sick Of Shadows” e “Planchette”, materializzando poi nel suo svolgimento dissonanze (“The Lady Of The House Of Love”, “The Yellow Wallpaper”) e visioni spettrali (i vocalizzi di “Pandora”), che finiscono per avvolgere la parte conclusiva della tracklist, gradualmente declinante verso inquietudini di un’ambience obliqua, dominata da organi e archi sempre più impalpabili.