MOUNTAINS – Centralia
(Thrill Jockey, 2013)
Al sesto album, il duo formato da Koen Holtkamp e Brendon Anderegg sembra voler giungere a una sintesi di quanto proposto in quasi un decennio di attività e, più in particolare, nei suoi due lavori più recenti, “Choral” (2009) e “Air Museum” (2011), che ne avevano sviluppato rispettivamente l’anima acustica e quella cosmica.
In oltre un’ora di durata “Centralia” offrono dunque un nuovo saggio delle composizioni latamente ambientali del duo, attraverso una continua ricombinazione e sovrapposizione di texture e linee melodiche in graduale trasformazione. Chitarra, violoncello e organi analogici si insinuano così in coltri di synth che alternano saturazioni droniche e tappeti di note liquide e rilucenti; fin dall’iniziale “Sand” è evidente l’interazione tra violoncelli e tastiere, mentre nella seguente “Identical Ship” arpeggi acustici spogliati da qualsiasi filtro elettronico affiorano in superficie, rivelando nuovamente distanti fascinazioni folk.
In generale, nei più concisi tra i sette episodi di “Centralia” si ritrovano non solo modulazioni ambient-acustiche in liquida progressione (il sonnolento pianoforte di “Circular C” e i flebili riverberi della conclusiva “Living Lens”), ma anche dense saturazioni elettriche (“Liana”), che rendono vario e mutante il ventaglio espressivo di Holtkamp e Anderegg. Quando invece i due fondatori della Apestaartje perseguono ipnotiche derive cosmiche incentrate sui synth paiono invece lasciarsi prendere un po’ troppo la mano, fino a sfiorare la fortunata formula degli Emeralds, fino a prolungarla a infinite (ed eccessive) iterazioni negli oltre venti minuti di “Propeller”, brano forse non casualmente collocato nel cuore di un album incentrato su un compromesso espressivo ben bilanciato ma solo nel suo lato acustico in grado di regalare convincenti paesaggi sonori.