JO MANGO – Murmuration
(Olive Grove, 2012)
Nei sei anni trascorsi dal suo debutto (“Paperclips And Sand”, 2006) la cantautrice scozzese Jo Mango ha collaborato e suonato dal vivo accanto ad artisti del calibro di David Byrne, Teenage Fanclub, Devendra Banhart, Admiral Fallow e Vashti Bunyan.
L’esperienza maturata e le sue frequentazioni della scena folk di Glasgow l’hanno infine condotta alla realizzazione dei dieci brani riuniti in “Murmuration”, opera estremamente delicata e personale, che esalta la sua voce sottile e sognante attraverso essenziali filigrane armoniche, nelle quali un impianto tipicamente folk si fonde o si alterna con atmosfere rarefatte e cullanti, spesso rifinite dalla produzione affidata alle cure di Adem Ilhan.
Così, le cristalline note di un vibrafono o modulazioni avvolgenti ma sempre molto misurate costituiscono la cornice entro la quale l’artista scozzese pennella con dolcezza infinita classiche canzoni di folk acustico (quali l’iniziale “The Black Sun”, “Kingdom”) e suadenti notturni pianistici (“Ludwig”, “Cordelia”). Quando poi la mano di Adem si manifesta nelle rilucenti ritmiche di “Evermore” o nelle carezzevoli evanescenze di “The Moth And The Moon” e “The Freedom Of Seamonsters”, le interpretazioni di Jo Mango rifulgono di un candore sognante e denso di fascino.
Tanto per rendere l’idea della considerazione di cui gode l’autrice scozzese tra i più autorevoli interpreti del rinascimento folk britannico, si aggiungano inoltre i cammei corali che fungono da corollario di alcuni passaggi del disco, ad opera di un improvvisato “Murmuration Choir”, formato tra gli altri da James Yorkston, Adrian Crowley e Gareth Dickson. Ma la sensibilità di Jo Mango e il suo aggraziato songwriting non hanno certo bisogno del “namedropping” di amici e collaboratori per essere apprezzate, perché per quello sono più che sufficienti le dieci canzoni di “Murmuration”, bozzetti pervasi da una delicatezza preziosa, che incanta.