boy_and_the_echo_choir_it_all_shinesBOY & THE ECHO CHOIR – It All Shines
(My Little Cab, 2013)

In “It All Shines”, l’ensemble di artisti che gravita intorno alla cantante e polistrumentista francese residente in Belgio Caroline Gabard prosegue il graduale processo di apertura a nuovi orizzonti artistici intrapreso con il precedente “And Night Arrives In One Gigantic Step” (2010). Innanzitutto, il nucleo centrale di Boy & The Echo Choir si è adesso costituito in terzetto, stabilmente comprendente Rachel Langlais e Thomas Van Cottom (Soy Un Caballo), mentre la spiccata attitudine della Gabard alle collaborazioni si è estesa fino a includere numerosi musicisti della scena indipendente francese, dal cantautore folk My Name Is Nobody a membri dei trasformisti indie-rock Angil And The Hiddentracks.

La pluralità dei retroterra dei musicisti coinvolti e l’ampiezza della strumentazione impiegata (chitarre, tastiere, ritmiche ma anche fisarmonica, archi e vibrafono) dà luogo a una tavolozza sonora estremamente articolata e dunque, in qualche misura, sfuggente. Si tratta di una scelta consapevole, del resto coerente con l’idea sottostante al songwriting della Gabard, finalizzata proprio a rifuggire precise collocazioni stilistiche e a comporre i moti contrastanti dei sentimenti nello stesso modo in cui le sue armonie vocali scorrono sinuose su tappeti non privi di spigoli e lievi distorsioni.

“It All Shines” risulta così una galleria di brevi istantanee (il pezzo più lungo raggiunge appena i quattro minuti) tanto varia quanto disorientante nell’incessante trasformazione dei contesti sonori sui quali le interpretazioni della Gabard alternativamente disegnano armonie sognanti o declamazioni dalle cadenze austere. Nel volgere degli appena trentatré minuti del lavoro si passa così con disinvoltura dalla sognante lounge acustica della title track alle evanescenze analogiche di “Impossible Heart” e di “Organs”, dalle chitarre e dalle cadenze trip-hop di “The Sound” e “Warm” al dolce intimismo acustico di “Endless Walk”, dalle ruvide segmentazioni di “Why Can’t We” (tra Shannon Wright e le Mansfield.TYA) ai cullanti riverberi di “Last” e “Fire”.

Benché apprezzabile nell’incessante ricerca di una cangiante articolazione espressiva e tutto sommato gradevole nella sua uniforme levità melodica, da “It All Shines” si ricava l’impressione della ancora incompiuta transizione di Caroline Gabard dal sognante folk-pop acustico da cameretta dei tempi del duo Tazio & Boy (“Note-Book”, 2007) a un più complesso ibrido di oblique suggestioni orchestrali e cadenze elettrico-analogiche vagamente dissonanti.

http://boyandtheechochoir.free.fr/

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