the_hogweed_and_the_aderynTHE HOGWEED AND THE ADERYN – I / II
(Wounded Wolf Private-Press, 2012) 

Chi ha detto che le tradizioni folk meritevoli di riletture siano solo quella americana e britannica o quelle dell’Europa centro-orientale, rimaneggiate con occhio più o meno turistico dai vari Matt Elliott, A Hawk And A Hacksaw, Beirut, etc.?
Oltre i Balcani, nel crocevia tra Europa e Asia, opera un duo impegnato nella combinazione di una strumentazione folk incentrata su percussioni, fiati e archi con speziati sentori mediorentali, che dall’osservatorio privilegiato della loro Turchia guardano ancora più a Oriente.

Atay İlgün e Gözde Omay, alias The Hogweed And The Aderyn, nel corso del 2012 hanno pubblicato due mini album per i tipi della piccola Wounded Wolf, etichetta che condivide la filosofia della produzione artigianale di confezioni molto curate.
Semplicemente denominati “I” e “II”, i due lavori tracciano un unico percorso di folk tradizionale e vagamente psichedelico, che dalle suggestioni orientali introietta un alone mistico e trasognato, miscelato con sapienza a visioni arcadiche e retaggi del classico folk dei Pentangle.

Mentre i quattro brani del primo Ep mostrano l’aspetto più aggraziato e bucolico del duo turco, che disegna fragili armonie impreziosite da un connubio di sonorità orientali e occidentali (“The Pariah”) e arabeschi acustici supportati da loop ritmici (“Sacred Alchemy”, “Life At Countryside”), le sei tracce del secondo deviano con maggior decisione verso una formula di psichedelia etnica nella quale anche il cantato sinuoso della Omay si spoglia di strutture armoniche per limitarsi spesso a scarni vocalizzi che disegnano danze rituali su suoni di flauto che in “The Minstrel Prince” assumono persino inebrianti profumi indiani.
Decisamente più “sperimentale” e ripetitivo, il secondo Ep regala tuttavia negli oltre otto minuti di “Le Goût De L’infini” un incantesimo davvero al di fuori di qualsiasi coordinata geografica e temporale.

Nello sterminato panorama delle tradizioni oggetto di (ri)scoperta, quella di The Hogweed And The Aderyn risulta una proposta nel complesso non banale, se non altro per la contestualizzazione dei suoi autori nell’ideale ponte tra culture musicali diverse, fedelmente sintetizzato in due brevi opere di magie folk ammantate da un alone di polvere e incenso.


http://hogweedandaderyn.wordpress.com/

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