FABRIZIO PATERLINI – Now
(Fabrizio Paterlini Music, 2013)
Il nuovo lavoro di Fabrizio Paterlini, nuovamente autoprodotto dallo stesso compositore mantovano, potrebbe fungere da manifesto argomentativo per convincere quanti ancora nutrissero perplessità sull’autonomia espressiva della “modern classical”. I tredici brevi ma compiuti frammenti raccolti nell’edizione fisica di “Now” (due in meno in quella digitale) sono infatti non solo il frutto della propensione di Paterlini a sviluppare il proprio minimalismo pianistico attraverso arrangiamenti più articolati e intarsi elettronici ma possono risultare esemplificative della netta separazione tra il suo linguaggio e quelli, in apparenza affini, del classicismo accademico e delle formalistiche derive new age.
Sono infatti sufficienti le prime armonie elegantemente cadenzate dell’iniziale “After The Rain There Will Always Be The Sun” per capire di essere in presenza di un’espressione non ascrivibile a nessuna delle due precedenti categorie, bensì gravitante in un proprio alieno universo di rapimento ed emozione, di spontaneità e incessante, ponderata trasformazione. E proprio risultante di un processo evolutivo è “Now”, l’album “invernale” di Paterlini, così come da lui stesso descritto, realizzato con un più marcato accento sugli arrangiamenti d’archi e sulle parti ritmiche, nonché costellato da un dosato impiego dell’elettronica, scaturito dalla collaborazione al lavoro di London-DC, artista multimediale con il quale Paterlini è entrato in contatto attraverso uno dei tanti meandri della rete.
L’associazione, invero estremamente discreta, con i live electronics di London-DC (il londinese d’adozione Davide Costa) conferisce profondità e ampiezza sonora alle note del pianoforte e ai densi abbracci armonici del quartetto d’archi. Dall’intreccio e ricombinazione dei vari elementi scaturisce così una serie di sinfonie in miniatura che, nel volgere di tre minuti o giù di lì, disegnano immaginari di sospesa, trepidante emozione, resa con una sapiente tavolozza compositiva. Se infatti l’impatto del crescendo di “Not From The Past, Not For The Future” colpisce per travolgente immediatezza, la carezzevole essenzialità dei passaggi più compunti, quali ad esempio “Iceland” o “Silent Eyes” pare quasi catturare, negli interstizi atonali tra le note, le filigrane di vapori ghiacciati aleggianti in un aere soffuso.
Con estrema naturalezza – e almeno altrettanta cura realizzativa – Paterlini amplifica e completa in “Now” la portata suggestiva e cinematica delle sue partiture pianistiche, la cui apparente ma mai banale semplicità lo discosta con decisione da ogni tipo di virtuosismo calligrafico. È la capacità prospettica di creare universi sonori associando adeguate cornici sonore alle vitali melodie di un pianoforte mai appiattito sul binomio di iterazione e progressione a distinguere “Now” da tante produzioni similari, elevando con pieno merito il suo autore alla stregua dei più stimati compositori neoclassici contemporanei.
All’estero il suo nome è già associato ai vari Max Richter e Dustin O’Halloran; è ora che anche in Italia ci si accorga di lui.
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