winter_villains_februaryWINTER VILLAINS – February
(Barely Regal, 2013)

Coniugare due recenti cardini dell’espressione indie-folk, ovvero coralità e impostazione cameristica: questo l’ambizioso obiettivo dei Winter Villains, sestetto gallese al debutto ma già ben accreditato grazie agli importanti supporti in sede di missaggio e di mastering, rispettivamente ad opera di Charlie Francis (REM, Turin Brakes, High Llamas) e Mandy Parnell (Sigur Rós e Mogwai, tra gli altri).

Con tali premesse, le undici tracce di “February” paiono dischiudere ampie possibilità di affermazione alla band di Cardiff, decisamente corroborate dalla sostanza di una formula espressiva parimenti modellata dall’accento posto sulla componente vocale e da eteree ambientazioni orchestrali. Sotto il primo profilo, l’impegno anche al canto di ben cinque dei sei membri della band, piuttosto che in pompose polifonie, sfocia in chorus angelici e saltuari passaggi a cappella, che donano profondità a melodie in prevalenza lievi e vaporose, a loro volta adeguatamente completate da un impianto di percussioni, violino e pianoforte.

Proprio quest’ultimo elemento, sviluppato nei suoi aspetti più soffusi e misurati, connota in maniera sensibile i brani di “February”, idealmente non così distanti dalla coralità indie-folk corale che tanti plausi ha assicurato ad esempio a Fleet Foxes e Grizzly Bear, eppure elaborati secondo un raffinato understament. Benché non manchino un paio di innalzamenti di tempi e registri, sotto forma dei graduali crescendo bandistici di “House Of Knives” e in parte di “Thorn”, le armonie ovattate dei Winter Villains disegnano scenari di soffusa quiete invernale, in piena coerenza con la denominazione della band e col titolo dell’album. Non sembra un caso che la title track, uno strumentale di due minuti collocato in chiusura, evochi incanti ghiacciati attraverso solo pianoforte e archi, mentre anche i brani caratterizzati da melodie più fluide e pronunciate (“The Air”, “Patterns”) mantengono sempre contorni sfumati e un fresco piglio dai distanti echi bucolici, al quale sono proprio le voci a conferire profondità e calore umano anche nei passaggi più rarefatti (la sognante “Icebergs”).

Semplicità e ricercatezza convivono così in pregevole equilibrio lungo tutta la tracklist di “February”, album che forse non consacrerà i Winter Villains alla stregua dei più celebrati nomi dell’universo indie-folk ma che merita di essere senz’altro segnalato per la delicatezza dimostrata dalla band nel saper gestire melodie e orchestrazioni capaci di trasfigurare spunti di folk corale in ambientazioni da camera suadenti e rarefatte.

http://wintervillains.tumblr.com/

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