FRANCESCO GIANNICO – Luminance
(Somehow Recordings, 2013)
La luce non è elemento incorporeo, ma materia viva, corpuscolare, in continua trasformazione: potrebbe essere questo il filo conduttore di “Luminance”, ultimo lavoro solista dello sperimentatore pugliese Francesco Giannico e primo a essere pubblicato dopo la pregevole collaborazione con Matteo Uggeri e Luca Mauri in “Pagetos”. Accanto a questa considerazione concettuale, che scaturisce dall’ascolto delle dodici tracce del lavoro va indubbiamente posta la citazione di Leonard Cohen che l’accompagna: “There is a crack in everything, that’s how the light gets in”.
Le grandezze pulviscolari attraversate dalle luce ricorrono lungo tutto il lavoro, sotto forma di field recordings, screziature puntiformi e manipolazioni di drone tanto densi quanto risplendenti, come nubi in incessante evoluzione. Accanto agli elementi elettronici, chitarre in torsioni talora rumorose (“Slow Motion”, “Old Style”) o riecheggianti in riverberi di malinconico romanticismo (“Middle Earth”) e note pianistiche che creano fragili armonie (“Lacks Soul”, “Suggestions”) incarnano la componente concreta di un’opera che interseca il piano del soundscaping ambientale con quello, più avvincente, del paesaggismo emozionale.
Proprio dal punto di vista di quest’ultimo, “Luminance” appare una coesa sintesi tra la cristallizzazione ipnotica del ricordo e una sequenza di sensazioni che, tra fremiti irregolari, magmatiche volute distorsive e sparute melodie di pianoforte, travalica la frequente incomunicabilità sperimentale in una dimensione di coinvolta umanità.