luke_howard_sun_cloudLUKE HOWARD – Sun, Cloud
(Lukktone, 2013)

È la coincidenza di un’omonimia la scintilla che ha generato “Sun, Cloud”, primo lavoro solista del compositore australiano Luke Howard, che ha trovato ispirazione concettuale nella consistenza vaporosa delle nuvole, la cui classificazione era stata elaborata a inizio del XIX secolo da un meteorologo inglese che portava lo stesso nome.

La dimensione sonora delle tredici pièce dell’edizione fisica del lavoro – due in più rispetto a quella digitale – restituiscono appunto fedelmente un immaginario atmosferico sconfinato e avvolgente, amplificato in maniera significativa dagli archi della Melbourne Symphony e della Oslo Philharmonic, che supportano in un’equilibrata miscela di grandiosità orchestrale e misurato understatement le melodie delicate e palpitanti del pianoforte di Howard. Il suo aggraziato neoclassicismo pianistico permane comunque il fulcro del lavoro, denotando autosufficienza espressiva nella creazione di suggestioni sospese e significativa articolazione di strutture compositive non circoscritte alla semplice iterazione di note minimali. Non per questo i brani di Howard risultano in alcun modo sovrabbondanti, solo che le sue scarne armonie non seguono quasi mai una linea uniforme, bensì sono la risultante di un progressivo gioco di incastri e sovrapposizioni con sospensioni temporali irregolari, del quale la placidità di “Rotations” e la delicatezza impressionistica di “Portrait Gallery” costituiscono perfette rappresentazioni.

Quando invece il pianoforte è supportato dal più ampio contesto orchestrale, a quest’ultimo sono deputate le componenti dinamiche dei brani, che descrivono la mutevole immaterialità atmosferica in un misto di imponenti addensamenti e ariose aperture. Così, al dolce romanticismo di “Slumber” e di “Liminal” corrispondono le latenti inquietudini di “Schlusshymne”, mentre i quasi sette minuti di “August” riassumono in un’emozionante epica sinfonica l’evanescente successione di nubi, pioggia e sole, incarnata dalle movenze degli archi e da puntiformi note pianistiche in continua ricombinazione tra loro.

Proprio il vitale senso di movimento e trasformazione avvicinano la musica contenuta in “Sun, Cloud” agli elementi che l’hanno ispirata, rendendo il tardivo debutto solista di Howard (successivo a musiche per film e documentari, nonché collaborazioni tra gli altri con Nico Muhly, Ben Frost e Valgeir Sigurðsson) un’opera di affascinante neoclassicismo che eleva da subito il compositore australiano al fianco dei più celebrati colleghi contemporanei.

http://www.lukehoward.com/

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