astronaute_myriadASTRONAUTE – Myriad E.P.
(Self Released, 2013)

Per chi ama espressioni musicali dimesse, lente e contrassegnate da sentita semplicità, il Belgio è ormai da qualche tempo terreno obbligato di ricerca. Nel caso di Astronaute la scoperta ha una madrina d’eccezione, Chantal Acda, che nel corso di una recente intervista li ha indicati tra gli artisti da tenere maggiormente d’occhio nella variegata e sempre più interessante scena belga.

La segnalazione si è rivelata estremamente opportuna all’ascolto delle cinque canzoni contenute nel primo Ep della band che ruota intorno alla creatività e al peculiare timbro vocale della cantautrice Myrthe Luyten. A supportare l’understatement delle sue canzoni e il calore delle sue basse tonalità provvede infatti un piccolo ensemble chamber-folk composto tra l’altro di membri di Isbells e Marble Sounds, che ne rifinisce la grana melodica densa ma fragile di una pluralità di accenti comprendenti ritmiche, pianoforte, organo e fiati.
Ne risultano cinque ballate in penombra, soffuse e cariche di contenuti emotivi, che ciascuna con propri diversi profili appaiono gettare un ponte tra il tipico immaginario intimista della “cameretta” e soluzioni in grado di ammantarne i frutti in maniera tanto articolata quanto coerente con lo spirito iniziale. Sono sufficienti le prime note ovattate e l’appassionato lirismo interpretativo della Luyten nell’iniziale “King Winter” a destare attenzione e immediato coinvolgimento. Quello delineato da “Myriad” è un universo morbido ma ricco di pathos, che scorre con misurata lentezza su graduali sviluppi armonici e sulle vellutate interpretazioni della Luyten, da subito percepibile come più vicina ad archetipi maschili (da Elliott Smith a Sam Amidon) di quanto non sembri invece affine a una cantautrice folk.

Non è solo questo a impressionare, poiché nei venti minuti dell’Ep gli Astronaute presentano un registro già piuttosto articolato, che mentre si conferma sofficemente raffinato in “Brawlers” sviluppa più decise linee melodiche al pianoforte in “Lighthouse” e un toccante romanticismo sugli archi dell’estatica “Lioness”. Il finale di “Two Kings” rivela invece un profilo più vivace e vibrante, con riverberi di slide che paiono liberare una tensione emotiva altrimenti sublimata nel resto dell’Ep in pennellate sfumate.

Sono comunque sempre le interpretazioni della Luyten, con la loro profondità supportata da una densità vocale che non può passare certo inosservata, a discostare “Myriad” dalle pur piacevoli sensazioni di endemica timidezza che spesso connota simili produzioni, tanto da rendere questo breve Ep d’esordio – disponibile in download gratuito tramite la pagina Noisetrade della band – una prova già esaustiva di una classe cristallina, della quale desiderare fin d’ora nuove e ancor più corpose dimostrazioni.

http://www.astronaute.us/

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