the_understudies_let_desire_guide_your_handTHE UNDERSTUDIES – Let Desire Guide Your Hand
(Firestation, 2014)

Finiti sotto i riflettori del brulicante sottobosco londinese per una serie di esibizioni dal vivo e di singoli pubblicati nell’ultimo triennio, The Understudies pervengono al debutto sulla lunga distanza con le dodici canzoni raccolte in “Let Desire Guide Your Hand”, lavoro che fin dal titolo rinnova l’omaggio letterario contenuto nel singolo “Erika K”, in uno dei cui versi ricorreva la stessa espressione, mutuata da un racconto della scrittrice austriaca Elfriede Jelinek.

Non si tratta di un semplice vezzo citazionista, in quanto la formula pop elaborata dal quintetto londinese si dimostra estremamente colta e raffinata, nonché impreziosita da arrangiamenti ai quali partecipano anche componenti del collettivo A Little Orchestra. “Let Desire Guide Your Hand” appare infatti fin da subito permeato da una ricercata eleganza, che nel suono e nella scrittura, guarda orgogliosamente a un pop di retroguardia, nell’occasione declinato con una varietà di registri che rende fresche e scorrevoli le dodici canzoni raccolte nel lavoro.

Come le voci del frontman Brian Bryden e della tastierista Bree Wright si alternano alla guida della galleria di perfette canzoni radiofoniche raccolta nel lavoro, così si susseguono in sequenza spiccate suggestioni sixties, saggi di decadente romanticismo e più recenti sentori di un pop da camera al tempo stesso delicato e vivace. Con percepibile naturalezza i cinque ragazzi londinesi avvicendano mood e ingredienti delle loro canzoni, virando da spensieratezza solare a nostalgie riflessive, da corpose esuberanze elettriche a introspettivi scorci acustico-cameristici.

Il quintetto londinese allargato mette così in mostra una brillante vena pop, che getta un ponte tra Smiths, Belle And Sebastian e Butcher Boy (con i primi e gli ultimi riecheggiati dalle interpretazioni di Bryden e dall’andatura leggermente obliqua di brani quali l’iniziale “Jackie”, “Erika K” e “A Girl I Used To Knock About With”), mentre quando le atmosfere si fanno più raccolte dispensa credibili passaggi istantanee soffuse alimentate dagli archi o dal pianoforte (“If I Come To You” e la conclusiva “Kestrels Of Normandy”).

Proprio la versatilità dimostrata dalla band e la sua gradevole formula pop, che non nasconde le fonti alle quali attinge senza tuttavia appiattirsi su un modello univoco, costituiscono le note più liete di un debutto che merita di essere scoperto, a ennesima testimonianza di quanto inesauribili siano le strade del pop d’autore, fatto di canzoni scritte e arrangiate con sensibilità e consapevolezza.

http://theunderstudiesuk.bandcamp.com/

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