OWL & MOUSE – Somewhere To Go
(Fika Recordings, 2014)
C’è qualcosa nella storia personale e nelle canzoni di Hannah Botting che designa un percorso parallelo con Elizabeth Morris di Allo Darlin’, al di là della comune origine australiana e dal trasferimento di entrambe a Londra, a testimonianza dell’ininterrotto legame culturale e pratico tra il Regno Unito e l’ex dominazione del Commonwealth. Si tratta di un’attitudine cantautorale scarna e velata di nostalgia per la propria terra, ma anche di una proiezione a intraprendere nuove avventure artistiche, ampliando e condividendo la propria ispirazione con altri musicisti. Ulteriore affinità è poi quella estetica, visto che proprio Paul Rains di Allo Darlin’ è l’artefice dell’artwork del breve Ep in vinile 7″ che reca la prima testimonianza discografica di Owl & Mouse, quartetto coagulatosi intorno alla Botting successivamente all’unico altro Ep da lei pubblicato a suo nome nel 2011.
Nei quattro brevi brani di “Somewhere To Go” c’è tutta l’essenza fragile del songwriting della Botting, il suo agrodolce timbro vocale e la scorrevole vena pop di canzoni lievi, venate di sottile nostalgia e disillusione, veicolate dalle note dell’ukulele e da minimali rifiniture di basso, tastiere e voci. Il risultato sono quattro brevi bozzetti di un folk-pop brioso e incostante come una primavera nella countryside inglese, dai quali traspare la delicatezza delle pennellate della Botting, capace di delineare con pochi tratti morbidi ma decisi canzoni timide e personali, eppure condivise a tal punto con la band da deputare a un duetto guidato dal bassista Tom Wade l’interpretazione del brano maggiormente intriso di nostalgici riferimenti personali dell’Ep (“Western Skies”).
La freschezza bucolica di “Don & Anna”, l’obliqua malinconia di “Don’t Read The Classics” e l’austera introspezione della conclusiva “Terrible Things” completano il quadro di un lavoro che, nella sua estrema concisione, offre una già esaustiva prospettiva sulle qualità artistiche di un’autrice che, al di là di inevitabili analogie, dimostra personalità e ispirazione più che sufficienti a collocarla tra le più interessanti nuove voci femminili del panorama folk-pop britannico.