ELIZABETH MORRIS – Optimism
(Self Released, 2013)
C’è qualcosa di molto personale nella scelta di Elizabeth Morris di pubblicare un Ep digitale di quattro tracce a proprio nome anziché sotto quello dei suoi Allo Darlin’. È una storia di ricordi, partenze e addii, che ha preso le mosse dall’ultimo soggiorno della Morris nella terra natale e ha trovato compimento grazie all’incoraggiamento e all’assistenza in sede di registrazione da parte di Darren Hayman nel momento in cui la brillante autrice e interprete di origine australiana si stava accingendo a lasciare la sua residenza londinese.
Dal pianoforte ottocentesco della trisavola sul quale la Morris aveva scritto questi brani allo “ship piano” di Hayman (omaggiato in un recente album dell’ex leader degli Hefner), il passo sembra dunque molto più breve di quanto non sia stato in termini fisici e temporali. Eppure, i quattro brani di “Optimism” sono dotati di una propria coerenza intrinseca, riscontrabile appunto in un mood sereno e nelle limpide melodie del pianoforte o di una chitarra acustica, non distanti dalla sensibilità pop dimostrata nel contesto di band degli Allo Darlin’ ma sostanzialmente diversi per l’ambientazione intima e dai più evidenti sentori folk.
Nelle prime due canzoni, “Young Republic” e la title track, Elizabeth Morris si rivela “donna al piano” elegante e intensa, vivacizzando armonie umbratili con interpretazioni suadenti ma decise, mentre le restanti due la vedono nella scarna versione chitarra-e-voce prima riassunta nella lieve chiave melodica della soffusa confidenza di “Shoe Box” (quasi lo scheletro di un brano della band) e infine nella cover cullante e asciutta di “Sweetheart” degli Wave Pictures, con i quali era stata protagonista di un esteso tour americano lo scorso anno.
Che si tratti di un episodio estemporaneo o dell’inizio di una parallela esperienza solita, l’Ep mette comunque in mostra un profilo di Elizabeth Morris apprezzabile sia dal punto di vista della scrittura che di quello dell’interpretazione, entrambi valorizzati proprio dall’essenzialità del contesto solitario. Dopo questa prova così concisa ma efficace, l’ottimismo per il futuro della brava artista australiana è dunque senz’altro fondato.