VLNA – Turquoise Threads
(Tesselate, 2014)
Non è certo una novità la collaborazione a distanza tra artisti sperimentali al tempo della rete. Vi sono tuttavia numerosi elementi ad attribuire peculiarità a quella che si nasconde dietro la sigla VLNA: innanzitutto non è dato conoscere chi siano i due artisti che vi hanno dato luogo, inoltre l’idea di un progetto condiviso tra loro risale a ben sei anni fa, tanto che il materiale raccolto in “Turquoise Threads” è stato elaborato in un periodo piuttosto dilatato, anteriore a un incontro tra i due che si è comunque in seguito verificato.
Superata l’aneddotica, la testimonianza della collaborazione consta di venticinque minuti di loop ipnotici, modulazioni avvolgenti e vocalizzi di consistenza spettrale, ripartiti in cinque trame dai riflessi opalescenti che insieme costituiscono un unico flusso discorsivo, originato proprio dall’elaborazione progressiva e ciclica delle tracce da parte dei due artisti. Senza volersi cimentare nel gioco delle affinità, le elongazioni di volute di archi fanno pensare a un’austera declinazione di neoclassicismo ambientale, mentre le screziature irregolari che percorrono quasi tutti i brani virano verso un puzzle composto da tremule tessere elettro-acustiche, sulle quali un’eterea voce femminile stilla sillabe sonnolente, appena al di sopra del livello della percezione.
Le timbriche ovattate di registrazioni di tutta evidenza casalinghe, fedelmente mantenute dal mastering da parte di Fraser McGowan, ricamate dalle parti vocali, stabiliscono un contatto con consimili esperimenti tra drone e armonie sognanti (ad esempio Birch And Meadow), mentre la circolarità – emblema della spola del materiale sonoro tra i due artisti – delle texture prodotte dall’archetto e successivamente sublimate in vapori tenebrosi può rimandare all’ambience cameristica di Richard Skelton o Danny Norbury.
Oltre la curiosità dell’operazione, da “Turquoise Threads” promana comunque un senso di sinuosa inquietudine, nel quale prolungate vibrazioni, schegge melodiche e microsuoni fluttuanti concorrono a creare una sequenza non meno misteriosa dell’identità dei suoi autori.
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