BIRCH AND MEADOW – Butterflies And Graves
(Time Released Sound, 2013)
David Wenngren (Library Tapes) non è certo nuovo a intersezioni di linguaggi espressivi attraverso collaborazioni talora assai ambiziose; accanto a quelle di carattere più marcatamente sperimentale (quella recente con Christopher Bissonnette e Le Lendemain, insieme a Danny Norbury), l’artista svedese associa per la seconda volta l’impianto delle sue sperimentazioni sintetiche alle eteree trame melodiche delineate da una suadente voce femminile.
Nel caso dello splendido lavoro di Murralin Lane (“Our House Is On The Wall”, 2010) si trattò di Ylva Wiklund, mentre adesso nel nuovo progetto Birch And Meadow è il turno della cantautrice Sara Forslund, incaricata non solo di fondere ammalianti evanescenti armoniche a saturazioni droniche in bassa fedeltà, bensì di far balenare spettri di vere e proprie canzoni su un universo pullulante di suoni sempre più densi e ipnotici.
Benché la formula che ha presieduto alle otto brevi tracce contenute in “Butterflies And Graves” possa apparire analoga a quella del progetto precedente, da un lato le texture elaborate da Wenngren appaiono improntate a un intricato gioco di saturazioni la cui base sintetica si inarca sovente in persistenze sibilanti o crepiti di lieve rumore, mentre dall’altro la maggior definizione dei testi e delle interpretazioni della Forslund eleva l’elemento verbale a cardine strutturale del lavoro, anziché a mero corollario di partiture sperimentali.
Testi espressivi di una poetica rapita, che nelle metafore naturali trova traduzione di una latente inquietudine (“There is a field I run to when I am clouds/ There is dream I run to when I cant breathe” sono i primi versi dell’iniziale “There Is A Lightness”), accentuano il contenuto evocativo delle ipnotiche iterazioni droniche o delle risonanti note filtrate da Wenngren.
Visioni astratte (“When I Became A Wind”), cartoline atmosferiche (“On A Sunny Day”, “When The Sun Is Warm”) e l’irriducibile contrasto tra bellezza e tenebre sintetizzata dalla stessa title track prendono così forma in scheletri melodici fragili ma non privi di spigoli, grazie alle interpretazioni della Forslund, tanto ben delineate quanto sostanzialmente incorporee. In particolare nel secondo caso (ad esempio in “Winter Breeze”), l’intreccio tra stranianti fondali nebbiosi e testi di abrasivo spleen approssima la resa estetica di Birch And Meadow a quella di Birds Of Passage, benché la presenza di field recordings naturalistici e frequenze moderatamente disturbate svelino piuttosto in distanti echi folk la matrice del drone-writing del duo svedese.
Come in Murralin Lane, ma in maniera più evoluta, David Wenngren si è lasciato avvincere dall’ambizioso tentativo di far convivere texture sperimentali con schegge melodiche dotate di una propria riconoscibile struttura. Nell’immersiva e straniante mezz’ora di “Butterflies And Graves” l’esperimento di trasfigurazione di linguaggi artistici può dunque dirsi pienamente riuscito.