guy_littell_whipping_the_devil_backGUY LITTELL – Whipping The Devil Back
(Self Released, 2014)

C’è qualcosa di malinconicamente romantico a Napoli e dintorni, uno spirito riflessivo che fa contrasta con facili stereotipi geografici e che, da qualche tempo a questa parte, si manifesta in una serie di valide produzioni musicali accomunate dalla capacità di cogliere atmosfere e moti dell’animo e di tradurle in canzoni. In una linea ideale di continuità con le lentezze cantautorali di Giovanni Vicinanza (The Softone) e con le recenti suggestioni western degli avellinesi G.B. Husband And The Ungrateful Sons (ma anche, volendo, con i cinematici bozzetti pianistici di Bruno Bavota), ecco Gaetano Di Sarno da Torre del Greco al terzo lavoro del proprio letterario alter-ego Guy Littell (mutuato da James Ellroy), dopo un Ep di debutto e l’album “Later” del 2011.

Fedele a una rigorosa autoproduzione, l’artista campano raccoglie in “Whipping The Devil Back” undici nuove canzoni di un folk affinato da una maturità, attraverso la quale le filigrane della scrittura di Di Sarno traspaiono nella loro essenzialità asciutta, desertica, alimentata dalla linfa della tradizione cantautorale americana ma riveduta secondo i linguaggi che ormai da qualche anno hanno contribuito a vivificarla.

Sarebbe fin troppo banale snocciolare relazioni con classici quali Neil Young e, soprattutto, Dylan per collocare la proposta artistica di Di Sarno che, oltre a un fluido songwriting e a un’apprezzabile padronanza nell’alternare scarni linguaggi acustici e più articolate soluzioni in chiave country-folk, denota personalità più sufficiente ad affrancare le sue canzoni dai rischi dell’emulazione.
Per conseguire tale risultato sono spesso sufficienti piccoli dettagli, quali ad esempio la solitaria introspezione del binomio “Cedar Forest”-“Maybe I Should Be Alone” e di “Deep Enough”, il delicato arrangiamento d’archi che impreziosisce “Every Tiny Drop Of Light”, l’incedere sbarazzino di “Need You, Have You” e l’inserto d’armonica apportato alla title track dall’ospite d’eccezione Steve Wynn.

Le canzoni di “Whipping The Devil Back” non hanno comunque alcun bisogno di riferimenti esogeni per essere apprezzate, poiché sono sufficienti il tocco sensibile e le misurate interpretazioni di Di Sarno ad ammantarne la narrazione delle vibrazioni autentiche e della sottile nostalgia trasmessa dai colori di un tramonto di fine estate sulla piana campana che, se osservata attraverso le note di Guy Littell, potrebbe assomigliare almeno un po’ alle sconfinate distese americane.

https://soundcloud.com/gdisarno537

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