SPECTA CIERA – Overwintering
(Flaming Pines, 2014)
Non è certo una novità che i temi stagionali, in particolare quelli invernali, costituiscano matrice concettuale di lavori di sperimentazione elettro-acustica e ambientale. Nel caso di “Overwintering”, ultima produzione del prolifico Devin Underwood a nome Specta Ciera, non è la stagione invernale in sé a fungere da oggetto di osservazione e traduzione sonora, bensì una transizione atmosferica in divenire, segnata dal progressivo declivio verso il silenzio di un paesaggio atmosferico, via via sempre meno animato dai versi degli uccelli e dal frinire degli insetti.
Underwood ha osservato tale simbolica transizione nella sua Boston, traducendola in suono nei dieci brevi brani di “Overwintering”, altrettante cartoline verso la desolazione, il silenzio e l’ibernazione realizzate attraverso l’accostamento tra pesanti stratificazioni ambientali e un tessuto di riverberi e vibrazioni acustiche spettrali.
In particolare nella prima metà del lavoro, battiti metallici, rintocchi di campane e scarne risonanze acustiche scandiscono simulacri di movimenti vitali ancora percettibili, benché sinistramente avvolti dalla cornice della loro fuggevole presenza, su un tappeto di soffi claustrofobici e liquidi gorghi sintetici. La seconda parte di “Overwintering” appare invece più piana e tipicamente dark-ambient, nonostante tra le fosche spire e le frequenze talora disturbate non manchi di affiorare un particellare universo, costituito però in questo caso da loop ottundenti e occasionali increspature distorsive.
Più che la statica sonorizzazione della stagione fredda, “Overwintering” è la fotografia in movimento di un avvicinamento lento e inesorabile, e forse proprio per questo più sottilmente angosciosa nella sua miscela di iterazioni e risonanze.